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Sezione 2 – Gli anni Venti: dalla Riforma Gentile ai Patti del Laterano

«Il governo esige che tutta la scuola, in tutti i suoi gradi e in tutti i suoi insegnamenti, educhi la gioventù italiana a comprendere il Fascismo, a rinnovarsi nel Fascismo e a vivere nel clima storico creato dalla civiltà fascista»

(Benito Mussolini, discorso del 25.01.1925)

Il filosofo Giovanni Gentile (1875-1944) è stato l’autore, in qualità di ministro della Pubblica Istruzione del primo governo Mussolini, di una riforma dell’intero sistema scolastico italiano. La riforma che prende il cognome del ministro, è stata varata nel 1923 ed è stata definita dallo stesso Mussolini come “la più fascista delle riforme”. Creare una nuova scuola significava soprattutto preparare le nuove generazioni all’adesione incondizionata verso il regime. Quindi l’educazione, l’indottrinamento dei bambini e la scuola diventano il mezzo privilegiato della propaganda fascista, nonché un ricco serbatoio di reclutamento. All’interno delle strutture scolastiche avviene la penetrazione dell’ideologia fascista attraverso: l’inserimento capillare di segni e simboli del regime all’interno delle aule, degli edifici scolastici, dei libri di testo, delle copertine dei quaderni, dei contenuti dei temi assegnati, del calendario delle lezioni e delle nuove festività introdotte dal regime (la Befana fascista, il Sabato fascista, etc).

Sotto il profilo dell’ordinamento amministrativo la riforma si ispira ai principi del centralismo burocratico: presidi e direttori didattici, divenuti responsabili verso i superiori diretti, hanno il compito di vigilare e controllare ogni comportamento difforme dalle direttive governative e ministeriali. La riforma riguardava tutti gli ordini delle scuole.

La scuola elementare è di 5 anni; l’obbligo scolastico è portato a 14 anni. La riforma prevede inoltre l’insegnamento obbligatorio della religione cattolica nell’istruzione primaria e la nascita di scuole speciali per portatori di handicap.

Sostenuta da Gentile, la “Mostra didattica nazionale” è inaugurata nel 1925 a Firenze, quale esposizione dei materiali di quella “scuola nuova” al centro dalla riforma che seguiva le linee guida della scuola attiva messa a punto da Giuseppe Lombardo Radice (1879-1938). Al suo termine, diviene mostra permanente e in seguito si trasforma in Museo didattico nazionale nel 1929, in Museo nazionale della scuola nel 1937 e in Centro didattico nazionale nel 1941. Al Museo nazionale della scuola vengono spediti i manufatti realizzati da tutte le scuole d’Italia, le cronache scritte dagli insegnanti, i registri di classe, le pagelle degli alunni e quant’altro.

L’eredità documentaria di tutte queste istituzioni è oggi collocata nell’attuale Istituto nazionale documentazione, innovazione, ricerca educativa (Indire) che ha mantenuto la sua sede a Firenze.

È sempre sul finire del ventennio che si assiste ad un altro rinnovamento da parte del regime che l’11 febbraio 1929 firma con la Chiesa cattolica i cosiddetti “Patti del Laterano”. A seguito di essi, la Chiesa cattolica ha riconosciuto l’esistenza di uno Stato italiano ed ha definitivamente lasciato ogni richiesta giuridica sul territorio di Roma. I Patti si compongono di un Trattato, con il quale si definiscono i reciproci rapporti sul piano del diritto internazionale tra lo Stato italiano e la Santa Sede, e di un Concordato, riguardante la disciplina dei rapporti tra lo Stato e la confessione cattolica.

 

Bibliografia

Monica Galfrè, Una riforma alla prova, Milano, 2000

Pamela Giorgi, Dal Museo nazionale della scuola all’INDIRE: storia di un istituto al servizio della scuola italiana (1929-2009), Firenze, 2010

R. Pertici, Chiesa e Stato in Italia. Dalla Grande Guerra al nuovo Concordato (1914-1984), Bologna, 2009

 

Filmografia

Fascismo sui banchi di scuola, Rai storia

La scuola dalla Legge Casati ai giorni nostri, Archivio Istituto Luce

7 giugno 1929. Nasce lo stato Città del Vaticano, di Silvia Salvatici, Rai storia

 

Letteratura

Ruggero Zangrandi: un viaggio nel Novecento. L’Annale Irsifar, 2015

Andrea Camilleri, I racconti di Nené,  2013

Maurizio Tiriticco, Balilla moschettiere – Memorie di un antifascista, 2015

 

Sitografia

La riforma Gentile, in treccani.it

La storia dell’Indire

 

Note alle immagini

2.1

Giovanni Gentile (1875-1944). Filosofo, pedagogista, politico italiano, ha ricoperto la carica di Ministro della Pubblica istruzione dall’ottobre 1922 fino al luglio 1924.  Nel 1923 il regime vara la riforma della scuola italiana nota con il cognome del ministro che ne fu il principale ideatore.

 

2.2

Nel 1925 s’inaugura a Firenze la “Mostra didattica nazionale” sui prodotti delle scuole nuove. Le così chiamate ‘scuole nuove’ realizzavano le teorie di Giuseppe Lombardo Radice, volte a enfatizzare una didattica intesa come esperienza attiva e partecipativa. Nel 1929, per dare una sede permanente alla Mostra, viene istituito il Museo Didattico Nazionale che nel 1941 diviene Centro Didattico Nazionale (CDN).

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.3

Il saluto alla bandiera, Ferrara, primi anni Trenta. La fedeltà al Duce e al fascismo si esteriorizzava in formule di rito come queste ritratte nell’immagine.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.4

Allieve e maestre omaggiano il tricolore con il saluto romano. Istituto magistrale parificato e scuole elementari “Maria Immacolata”, Genova, metà anni Trenta.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.5

Esercizi ginnici nel cortile di una scuola elementare, Milano, metà anni Trenta. Lo sport è stato utilizzato dal regime come uno dei momenti strutturali per la costruzione, fisica e morale, del ‘nuovo italiano’.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.6

Allieve e maestra in divisa fascista, esterno struttura scolastica, Firenze, metà degli anni Trenta. L’omogeneizzazione in senso fascista cui la scuola è andata progressivamente incontro è una logica conseguenza delle aspirazioni totalitarie insite nel regime che mira a creare una società militarizzata, allineata e fedele ai dettami del Duce.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.7

Aula scolastica, Liceo ginnasio Gaglianico (Vercelli), seconda metà anni Trenta. L’arredo scolastico e l’architettura dell’aula continuavano a seguire i modelli ideati e realizzati nel corso del XIX secolo. Sulla lavagna si legge un’ode osannante i fasti dell’impresa etiopica e dunque dell’avvenuta fondazione dell’Impero fascista (1936).

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.8

Aula scolastica, scuola “Giacomo Leopardi”, Gorizia, classe I, metà anni Trenta. Sulle lavagne delle scuole italiane gli alunni erano quotidianamente aggiornati sui discorsi del Duce che ricordava loro di formarsi secondo i valori vitalistici celebranti, in questo caso, l’educazione guerriera del fanciullo, futuro soldato dell’esercito fascista.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.9

Aula scolastica, scuola “Edmundo De Amicis”, Gorizia, classe I, metà anni Trenta. Sulle pareti di destra e di centro sono apposti i ritratti dei regnanti –Vittorio Emanuele III e Elena di Savoia- e quello di Mussolini.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.10

Aula scolastica, scuola “Riccardo Pitteri”, Gorizia, classe I, metà anni Trenta. Sulla lavagna la maestra indica l’argomento della lezione il cui oggetto era la storia dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI), creata dal fascismo nel 1925 allo scopo di tutelare le madri e i fanciulli delle classi meno abbienti.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.11

Mensa scolastica della scuola elementare di San Pancrazio (Brindisi), metà anni Trenta. Alle pareti slogan celebranti Mussolini.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.12

Aula scolastica, scuola “Elisa Frinta”, Gorizia, classe III, metà anni Trenta. Sulla lavagna simboli e disegni del regime; alle pareti i reali di Savoia e il Duce nella sua consueta tenuta militare.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.13

Bambini nel giorno del Carnevale, Istituto magistrale parificato e scuole elementari “Maria Immacolata”, Genova, metà anni Trenta. I costumi rappresentano i colonizzati e i colonizzatori, ovvero, i neri d’Africa sulla sinistra e la giovane fascista a destra.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.14.1

Estratto da «Letture. Il libro della III classe elementare», anno 1938. Rappresentazione grafica dell’entrata di una tipica e ideale scuola in stile architettonico fascista. Il breve incipit del testo richiama i principi di obbedienza e fedeltà al regime e alla Chiesa.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

2.14.2

Estratto da «Letture. Il libro della III classe elementare», anno 1938. Il testo dà istruzioni sul funzionamento del moschetto a sostengo di una educazione e di una pedagogia bellica che il regime attua soprattutto a partire dalla metà degli anni Trenta. Il motto “obbedire” in cima alla pagina richiama il giovane fascista a prestare fedeltà assoluta al regime.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

2.15

Composizione scritta dedicata a “La Conciliazione”, quaderno/diario, III classe femminile R. Direzione Didattica Rionero in Volture (Potenza), seconda metà degli anni Trenta. Il testo glorifica la Conciliazione fra Stato e Chiesa, stipulata nel 1929, e il riconoscimento della religione cattolica quale religione di Stato. A Mussolini, come si legge, è ascritto il merito di aver risolto l’annosa “questione romana” e di aver posto dunque fine al conflitto che gravava sull’Italia dall’unità nazionale sino all’avvenuto Concordato. Grazie al regime Roma, come si legge nel componimento, era riuscita ad essere il centro di due Stati, ora finalmente riuniti. L’immagine ritrae il pontefice Pio XI.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

2.16

Illustrazione tratta da «Italia Nostra. Il fascismo», 1940. Littoria, città fondata dal fascismo nel 1932, e la chiesa della città testimoniano in questa sede la pacificazione fra Stato italiano e Chiesa cattolica avvenuta nel 1929 attraverso la stipula dei Patti lateranensi.

Archivio storico Indire, Fondo librario




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