Termine coniato nel 1879 dal nazionalista tedesco Wihelm Marr il termine “antisemitismo” indica l’avversione per il popolo ebraico non comprendendovi, erroneamente, anche le popolazioni di origine araba. Diffuso in una copiosa libellista ad uso popolare e non anche nella letteratura, sulla stampa, nel cinema, entra a far parte come elemento legittimo nella cultura occidentale e nei programmi politici europei dalla fine del XIX secolo. Il fascismo si appropria, nella sua azione politico-normativa del 1938, di questa ideologia già accreditata e capillarmente diffusa nelle società europee. Questo è molto importante da tenere presente dal momento che non si spiegherebbe il ‘successo’ delle leggi razziali e l’assertività di gran parte del popolo italiano rispetto alla loro applicazione.
Emblematico di quanto stiamo dicendo è l’esplodere dell’Affaire Dreyfus in pieno Ottocento, il secolo del progresso, del laicismo e della modernizzazione delle società. Alfred Dreyfus (1859-1935), maggiore dell’esercito francese, è accusato di essere una spia dei tedeschi dopo la fine della guerra franco-prussiana del 1871 conclusasi con la sconfitta dell’esercito francese. Ritenuto reo di alto tradimento ai danni della patria nel 1894, il suo caso ha rappresentato il momento apicale in cui le componenti reazionarie dei movimenti dell’estrema destra francese e più largamente europea si imposero sulla scena pubblica internazionale.
L’antisemitismo fascista
Dalle politiche della razza dell’Impero e dalla costruzione del nemico fuori dai confini nazionali il fascismo punta nella direzione della costruzione un nemico interno identificato nell’ebreo in quanto appartenente a una minoranza religiosa considerata sovvertitrice dei valori cattolici e fascisti. Oltre all’apparato giuridico costruito appositamente nel corso dell’autunno del 1938, viene ideata e predisposta anche un’imponente macchina propagandistica che introduce, nell’opinione pubblica nazionale, il cosiddetto “problema razziale” e la cosiddetta “questione ebraica” presentandoli come reali minacce per l’integrità della nazione e della stirpe italiana. Da tali presupposti derivava conseguentemente l’adozione da parte del regime di tutti gli strumenti legislativi necessari al ‘contenimento’ di tali pericoli.
Una delle prime iniziative ispirate ad un antisemitismo di tipo biologico del fascismo è la pubblicazione su tutti i maggiori organi della stampa nazionale «Manifesto della razza», il 14 luglio 1938. La pubblicazione del «Manifesto», e il successivo comunicato firmato dal Segretario del Partito Nazionale Fascista (PNF) Achille Starace, il 25 luglio successivo, mostrano non solo che la campagna antisemita gode del pieno appoggio dei mezzi di comunicazione, ma anche che il suo ‘naturale’ esito sarebbe stata l’introduzione in Italia di una normativa antisemita, voluta autonomamente dal regime senza alcuna pressione esterna, ovvero, tedesca.
Il 22 agosto 1938 viene effettuato il censimento degli ebrei allo scopo di contare e di conseguenza di schedare il numero degli ebrei che si trovavano in Italia, costituendo il presupposto per l’emanazione di una speciale normativa. Con i dati del censimento si intendeva mettere la popolazione dinanzi a un risultato che dimostrasse indiscutibilmente la presenza di un numero eccessivo di ebrei, così da creare consenso intorno a norme persecutorie necessarie a un loro contenimento. Il risultato di tale censimento disattendeva il battage propagandistico che lo aveva preceduto dal momento che gli ebrei presenti nella Penisola risultavano pari soltanto allo 0,1 per mille della popolazione complessiva.
La normativa antisemita del fascismo ha trovato la sua prima applicazione nel decreto del 5 settembre che ha colpito il settore scolastico, epurando in tutti i suoi gradi (dalla scuola elementare all’Università) docenti, personale amministrativo e allievi dichiarati di “razza ebraica”.
A garanzia di una maggiore efficacia di questa azione è l’ordine di censimento della popolazione scolastica ebraica emanato dal Ministero dell’Educazione Nazionale ai regi provveditorati allo studio e da questi ai direttori didattici perché effettuassero, scuola per scuola, un censimento funzionale alla successiva epurazione.
A fine settembre un ulteriore decreto-legge stabiliva la creazione nelle scuole elementari statali di sezioni speciali per gli alunni ebrei e la facoltà delle comunità ebraiche di istituire proprie scuole elementari.
I testi scolastici sono uniformati alla svolta razzista e la “difesa della razza” entra a far parte integrante del Primo e soprattutto del Secondo libro fascista.
Bibliografia
Enzo Collotti, Il fascismo e gli ebrei: le leggi razziali in Italia, 2003.
Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, 2005.
Monica Galfré, Il regime degli editori: libri, scuola e fascismo, 2005.
Michele Sarfatti, Mussolini contro gli ebrei. Cronaca dell’elaborazione delle leggi del 1938, 2017 .
Filmografia
Gli occhiali d’oro, di Giuliano Montaldo, 1987.
Concorrenza sleale, di Ettore Scola, 2001.
1938-Diversi, di Giorgio Treves, 2018.
Letteratura
Giorgio Nissim, Memorie di un ebreo toscano, 2005.
Camilla Benaim, Elisa Rosselli, Valentina Supino, Donne in guerra scrivono. Generazioni a confronto tra persecuzioni razziali e Resistenza (1943-1944), a cura di Marta Baiardi, 2018.
Lionella Neppi Modona Viterbo, Cronaca a due voci: storie, vicende, persecuzioni di una famiglia ebraica (1938-1945), 2017.
Sitografia
Leggi razziali, istoreto.it
Sui banchi di scuola al tempo delle leggi razziali. Laboratorio in Archivio, Archivio di Stato di Firenze
Leggi razziali, Rai Scuola
La persecuzione degli ebrei in Italia 1938 – 1945, museoshoah.it
Flavio Febbraro, Enrico Manera, Bambini e basta. 1938: “Via da scuola, sei ebreo!”, novecento.org
Note sulle immagini
6.1
Quando i fascismi europei, fra gli anni Venti e Trenta del Novecento, conquistano il potere politico decretano misure restrittive e persecutorie contro le popolazioni ebraiche presenti in quei territori. Tali misure trovano un terreno fertile grazie alla lunga tradizione dell’antiebraismo cristiano, che si protrae sino al XX secolo.
Durante il caso processuale contro il capitano ebreo francese Alfred Dreyfus (1859-1935), ingiustamente accusato nel 1894 di alto tradimento sulla base di false testimonianze, riemergono vecchi pregiudizi e accuse. L’Affaire Dreyfus ha una vasta eco nell’opinione pubblica internazionale, alimentando divisioni ideologiche, dreyfusardi contro anti-dreyfusardi, e il coagularsi di correnti ideologiche antisemite. In quel medesimo periodo si assiste alla nascita e al successo, in termini elettorali, dei cristiano-sociali, movimenti politici della destra cattolica che hanno in Austria, in Ungheria e Cecoslovacchia la loro maggiore diffusione. Tali organizzazioni introducono nei loro programmi un antisemitismo che tende a limitare la presenza degli ebrei in tutti quei settori della vita pubblica che reputano essere dominati da loro. Con queste posizioni, che individuano nell’ebreo il capro espiatorio di tutti i mali, si attirano la simpatia non solo delle masse popolari ma anche di ampi settori del clero locale.
6.2
Agli inizi del XX secolo, l’antisemitismo europeo trova nel libro I Protocolli dei Savi di Sion la sua più compiuta manifestazione. Questo testo, prodotto dalla polizia segreta zarista che lo pubblica nel 1903, è proposto come un documento segreto in cui sono esposti e dettagliati i piani della conquista del mondo ad opera di una cospirazione guidata da un sedicente ebraismo internazionale. Il volume è accertato come un falso già a partire dagli anni Venti del Novecento per opera soprattutto della stampa britannica e definitivamente giudicato come falso-storico dal tribunale svizzero nel 1934. Il pamphlet è accolto con favore in Italia dagli ambienti cattolici e fascisti e pubblicato nel 1921 ad opera di Giovanni Preziosi, ex-sacerdote e figura di primo piano nella campagna antisemita di regime. I Protocolli diventano un vero e proprio bestseller nel 1937 e in seguito viene adottato come una delle fonti principali della propaganda dell’antisemitismo di Stato.
6.3
Frontespizio di un componimento dedicato a “Canti della Germania” contenuto nel quaderno «1937-1938. In ascolto», raccolta di radiotrasmissioni dell’Ente Radio Rurale, scuola elementare di Genova, 20 maggio 1938. In occasione della visita in Italia di Hitler (3-9 maggio 1938) viene mobilitata la macchina propagandistica del regime che presenta l’incontro fra il Duce e il Führer come l’alleanza di due potenze invincibili, sostenute dai medesimi principi totalitari e appoggiati da un massivo consenso popolare. Al pari di altre istituzioni, la scuola viene chiamata a dare il proprio contributo all’esaltazione della visita su suolo italiano del dittatore tedesco. Questa fonte ci dice come l’evento è stato rievocato nel quaderno di un alunno.
Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici
6.3.1
Compimento contenuto nel quaderno «1937-1938. In ascolto», raccolta di radiotrasmissioni dell’Ente Radio Rurale, scuola elementare di Genova, 20 maggio 1938. Questo è un documento piuttosto originale nel suo genere poiché, nei materiali scolastici visionati, i simboli nazisti –a partire dalla svastica che ne è uno dei principali- non sono così consueti. Dopo un anno, attraverso il Patto d’Acciaio (22 maggio 1939), i due capi di Stato stringono un’alleanza politico-militare le cui trattative erano già iniziate nel 1938. Dunque l’apparato propagandistico si è mobilitato fin da quell’anno con lo scopo di enfatizzare Hitler in quanto stretto alleato e amico dell’Italia fascista. I due simboli –il Fascio Littorio e la Svastica- suggellavano quella vicinanza che di lì a qualche mese si sarebbe trasformata in un’alleanza ufficiale.
Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici
6.3.2
Osservazioni dell’insegnante contenute nel quaderno «1937-1938. In ascolto», raccolta di radiotrasmissioni dell’Ente Radio Rurale, scuola elementare di Genova, 20 maggio 1938. In queste poche righe sono rappresentati i momenti che hanno scandito “le giornate italiane” del Führer. Attraverso le emozioni espresse da questa insegnante durante l’ascolto della radiotrasmissione dedicata all’evento, è possibile accedere all’universo emotivo di scolari e docenti mobilitato, costruito e orientato per l’occasione.
Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici
6.4.1
Documento contenuto nella raccolta di elaborati sulle lezioni trasmesse per radio, scuola “Edmundo De Amicis”, Firenze, anno scolastico 1937-1938. Presentiamo qui un altro documento che si caratterizza per l’originalità non tanto dei contenuti quanto per la simbologia grafica apposta a corredo dello scritto. Questo tipo di comunicazione si fa veicolo di propaganda che filtra anche in documenti come questi, prodotti dal basso, testimoni privilegiati per accedere alla pervasiva e forzata adesione della scuola ai dettami autoritari del regime.
Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici
6.4.2
Documento contenuto nella raccolta di elaborati sulle lezioni trasmesse per radio, scuola “Edmundo De Amicis”, Firenze, anno scolastico 1937-1938. Impressioni suscitate nell’alunno durante l’ascolto della radiotrasmissione dedicata alla cronaca della manifestazione al Vittoriano da cui si sarebbero affacciati Hitler e Mussolini per salutare la folla lì accorsa.
Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici
6.4.3
Documento contenuto nella raccolta di elaborati sulle lezioni trasmesse per radio, scuola “Edmundo De Amicis”, Firenze, anno scolastico 1937-1938. Estratto di un componimento scritto in occasione della visita in Italia di Hitler. L’enfasi posta sulle organizzazioni giovanili di ambedue le dittature sono visibili in questi materiali che, come nei precedenti, mettono al centro figure di fanciulle e fanciulli vestiti nelle rispettive divise fascista e nazista.
Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici
6.4.4
Documento contenuto nella raccolta di elaborati sulle lezioni trasmesse per radio, scuola “Edmundo De Amicis”, Firenze, anno scolastico 1937-1938. La fratellanza fra fascismo e nazismo è incarnata nell’amore che i giovani dimostrano verso i rispetti capi. La gioventù è stata un soggetto politico centrale per i tentativi del regime di realizzare le ambizioni totalitarie nutrite fin dalle origini. La fascistizzazione e dunque l’omologazione completa della società italiana ha conosciuto un impulso decisivo alla fine degli anni Trenta, in prossimità dunque dell’inizio del secondo conflitto mondiale, e ha coinvolto in maniera crescente, progressiva e insistente i giovani in quanto soldati dell’esercito di domani.
Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici
6.4.5
Documento contenuto nella raccolta di elaborati sulle lezioni trasmesse per radio, scuola “Edmundo De Amicis”, Firenze, anno scolastico 1937-1938. La fratellanza fra fascismo e nazismo è incarnata nell’amore che i giovani dimostrano verso i rispetti capi. La gioventù è stata un soggetto politico centrale per i tentativi del regime di realizzare le ambizioni totalitarie nutrite fin dalle origini. La fascistizzazione e dunque l’omologazione completa della società italiana ha conosciuto un impulso decisivo alla fine degli anni Trenta, in prossimità dunque dell’inizio del secondo conflitto mondiale, e ha coinvolto in maniera crescente, progressiva e insistente i giovani in quanto soldati l’esercito dell’esercito di domani.
Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici
6.5
Una delle prime iniziative ispirate ad un antisemitismo di tipo biologico del fascismo è la pubblicazione su tutti i maggiori organi della stampa nazionale del «Manifesto della razza» o «Manifesto del razzismo italiano», il 14 luglio 1938. La pubblicazione del «Manifesto» e il successivo comunicato firmato dal Segretario del Partito Nazionale Fascista (PNF) Achille Starace, il 25 luglio successivo, mostrano non solo che la campagna antisemita gode del pieno appoggio dei mezzi di comunicazione, ma anche che il suo esito più prossimo sarebbe stata l’introduzione in Italia di una normativa antisemita, poi effettivamente promulgata fra il settembre e il novembre del 1938.
6.6
Il quotidiano torinese «La Stampa» insieme ad altre testate del giornalismo italiano annunciava il decreto di espulsione da tutte le scuole e università del Regno d’Italia di coloro appartenenti alla cosiddetta “razza ebraica”.
6.7
Il capo del fascismo annuncia alla folla esultante la promulgazione delle leggi razziali. Trieste, 18 settembre 1938.
6.8
La tenuta di San Rossore, a Pisa, dove il Re Vittorio Emanuele III dette, con la propria firma, l’assenso alla promulgazione delle leggi razziali del fascismo, 5 settembre 1938.
6.9
Dichiarazione di appartenenza alla razza ebraica da parte di un’allieva di otto anni. Nell’anno scolastico 1938-1939 alunni e docenti di origine ebraica potevano, rispettivamente, frequentare e insegnare nelle scuole ebraiche appositamente create dal fascismo per tutti coloro che, per motivi ‘razziali’, erano stati espulsi dalle scuole del Regno con il decreto del 5 settembre 1938.
6.10
Il «Corriere della sera» annuncia l’11 novembre 1938 l’approvazione di un’ulteriore integrazione alla normativa antisemita che era andata progressivamente arricchendosi da settembre, di nuove restrizioni e divieti antiebraici destinati ad ampliarsi negli anni successivi.
6.11
Una delle rubriche di cui si componeva la rivista «I diritti della scuola», era il «Corriere scientifico letterario» i cui argomenti erano principalmente incentrati sulla cultura pedagogica e i suoi prodotti culturali. In questo numero del 20 ottobre 1938 si esponeva una sintetica storia del razzismo, delle sue evoluzioni nella storia dell’umanità fino ad arrivare ai tempi attuali. In quest’ottica, il presente richiedeva un intervento di discriminazione di quegli elementi ritenuti ‘razzialmente impuri’ davanti ai quali il regime aveva ‘prontamente’ risposto adottando misure legislative ideate ad hoc al fine di mantenere intatta l’integrità della ‘razza italica’.
Archivio storico Indire, Fondo librario
6.12
Articolo dedicata al Razzismo italiano firmato dall’autore sotto lo pseudonimo Historicus, pubblicato in «I diritti della scuola», 6 novembre 1938.
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6.12.1
Seconda parte dell’articolo dedicata al Razzismo italiano firmato dall’autore sotto lo pseudonimo Historicus, pubblicato in «I diritti della scuola», 6 novembre 1938.
Archivio storico Indire, Fondo librario
6.13
Copertina de «L’Italia marinara. Rivista mensile della Lega navale italiana», dicembre 1938. La rivista illustrata era diretta dal segretario del Partito Nazionale Fascista, Achille Starace, che enfatizza il ruolo della razza italica nell’espansionismo che il fascismo perseguiva nel bacino del Mediterraneo presentandosi come nazione capace di determinare gli equilibri politico-militari della regione. Il mare costituiva l’elemento unificante e vivifico della superiorità degli Italiani su tutte le altre popolazioni lì presenti.
Archivio storico Indire, Fondo librario
6.14
Articolo apparso su «L’Italia marinara. Rivista mensile della Lega navale italiana», dicembre 1938.
Archivio storico Indire, Fondo librario
6.14.1
Seconda parte dell’articolo apparso su «L’Italia marinara: rivista mensile della Lega navale italiana», dicembre 1938.
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6.15
Copertina della rivista «L’Italia marinara. Rivista mensile della Lega navale italiana», settembre 1938.
Archivio storico Indire, Fondo librario
6.15.1
Articolo apparso su «L’Italia Marinara. Rivista mensile della Lega navale italiana», settembre 1938. Nel testo si illustrano le caratteristiche che avrebbero condotto al dominio del mare da parte della superiorità presunta della ‘razza italica’.
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6.15.2
Seconda parte dell’articolo apparso su «L’Italia Marinara. Rivista mensile della Lega navale italiana» settembre 1938.
Archivio storico Indire, Fondo librario
6.16.1
Estratto da «L’aratro e la spada. Letture per la III classe dei centri rurali», 1941. I giovani e le organizzazioni entro cui erano irreggimentati furono capillarmente mobilitati per la propaganda razziale del regime.
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6.16.2
Estratto da «L’aratro e la spada. Letture per la III classe dei centri rurali», 1941.
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6.17
Sequenza di vignette antisemite pubblicate sul giornale «Il Balilla» nel novembre 1938. I giovani fascisti erano quotidianamente educati e sensibilizzati al ‘problema razziale’ e all’urgenza di difendere la razza italica attraverso le manifestazioni più diverse: dalle radiotrasmissioni alla pubblicistica scolastica, dalle parate para-militari inneggianti alla purezza razziale alla satira giornalistica e via discorrendo. In questa sede si narra della vicenda di un tale “Assalonne Mordivò”, figura caricaturale dell’ebreo –grasso, dal naso adunco, barbuto- intento a lucrare con l’inganno l’ingenuo Pierino. Prontamente ‘smascherato’ dal giovane Figlio della Lupa che lo mette in fuga dall’Italia con un gesto di violenza, richiamando così le misure d’espulsione previste dalle leggi razziali, ad Assalonne Mordivò non resta che prendere la via per l’estero (vignetta finale).
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