«Ricordo la prima sera che passai sola fra le alte montagne, fra altra gente […] Erano montagne meno alte delle mie, sparse anche quelle di borgate e casolari. Ma la cui gente non aveva nulla da raccontare, che mi potesse interessare. Mi sentii sola. Troppo sola»
Dal diario della maestra Maria Bonato Calandri
Tra Ottocento e Novecento si attua uno spostamento della funzione magistrale dal maschile al femminile: le insegnanti donne sono assai richieste – nelle zone più remote del paese, poco ambite per le distanze dai centri urbani e per il forte isolamento – perché è loro corrisposto, per quelle sedi disagiate, uno stipendio mediamente inferiore di un terzo rispetto a quello dei colleghi maschi, dal canto loro spesso inclini a lasciare vacanti le cattedre nelle ‘piccole scuole’. Per le maestre, a fronte della possibilità di un lavoro e dell’indipendenza economica, si presentano molteplici difficoltà: bassi stipendi, difficile raggiungibilità dei luoghi, solitudine e, talvolta, anche problemi di inserimento nelle comunità di accoglienza, dove queste giovani donne sole faticano non poco a stabilire rapporti di fiducia e di accettazione.
«Era il 2 dicembre 1919. La guerra era da poco finita e i miei paeselli, martoriati lungamente, stavano a poco a poco rinascendo. Mi venne assegnata come prima sede Col dei Prai o Montagna di Cismon. Non sapevo nulla di quelle zone; solo che erano lontane, in montagna. Avevo però tanto entusiasmo e tanta forza: finalmente avrei potuto mettere a frutto quanto imparato, avrei potuto guadagnare dei denari e vivere libera dalle rigide regole del collegio»
Dal diario della maestra Melania Bordin