Nel 1925 fu organizzata a Firenze la prima Mostra didattica nazionale (1 marzo-15 aprile), promossa dal professor Giovanni Calò, ordinario di pedagogia all’Università degli Studi di Firenze, al fine di raccogliere ed esporre materiale didattico proveniente da tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado. Con la chiusura della Mostra, Calò propose ed ottenne dal ministro della Pubblica Istruzione Pietro Fedele, di realizzare una mostra permanente per non disperdere ma valorizzare i materiali raccolti. Nelle sale messe a disposizione in via Laura dalla Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’università fiorentina, nacque così il primo nucleo dell’odierno patrimonio documentale di Indire, il Museo didattico Nazionale.
La definitiva istituzionalizzazione avvenne qualche anno più tardi e, nel 1941, fu istituto il Centro Didattico Nazionale (CDN), il quale inglobò il museo nella nuova sede di Palazzo Gerini dove tuttora, da Indire, è conservato il fondo storico.
L’allestimento museale del 1941 era articolato in sezioni in cui ogni sala era dedicata a uno specifico settore d’insegnamento, in base alla provenienza del grado scolastico: secondo i suoi ideatori, non doveva essere solo uno luogo di mera conservazione, ma un ‘laboratorio’ di ricerca nel quale raccogliere e analizzare le migliori pratiche educative prodotte all’interno della scuola italiana.
Se nelle sale del piano terreno si dava ampio spazio alla documentazione ‘storica’ dei metodi d’insegnamento dell’antichità, nelle sale del primo piano, dedicate alla scuola secondaria e all’istruzione tecnica, si trovavano i materiali più propriamente tecnico-scientifici che il museo metteva in esposizione. Il museo accoglieva infatti, sia sussidi didattici inviati dalle scuole, sia strumenti tecnici autoprodotti dagli alunni, che erano contemporaneamente testimonianza della messa in atto della formazione e dell’attività quotidiana svolta, e sussidi per lezioni successive. IL CDN non mostrava solo la ‘didattica della scienza’, ma anche i suoi risultati e punti di forza attuali, tentando di mantenerne viva la valorizzazione. Il museo mantenne sempre un rapporto diretto con le industrie locali, già fornitori di materiali per la mostra del 1925, e nelle sale erano infatti esposti oggetti provenienti da ditte specializzate, quale il Siderarium per lo studio della volta celeste costruito dalle Officine Galileo di Firenze.
Negli anni del dopoguerra molti di quegli oggetti sono stati restituiti alle scuole di origine o in parte persi a causa dei danni dell’alluvione. I pezzi superstiti sono tuttora conservati nelle sale e negli ambienti della sede fiorentina di Indire.
Il Fondo di elaborati e sussidi didattici è oggi composto di 54 elaborati prodotti da scuole d’arte e tecniche-professionali. Rientrano in questo fondo anche oggetti ‘artistici’ quali sculture lignee, terrecotte e oggetti a sbalzo realizzati da istituti d’arte e scuole tecniche-artistiche. Tali manufatti si caratterizzano per essere frutto di competenze non solo manuali, ma anche tecniche, perché realizzati con strumentazioni professionali quali torni meccanici, frese e macchine da taglio per la lavorazione del marmo e altiforni per la cottura delle ceramiche.