Come viene rappresentato all’infanzia, in Italia tra XIX e XX secolo, colui che viaggia? O meglio, come è rappresentato chi calca il territorio nazionale altrui e chi si allontana, per svariati motivi, dalla sua terra natale? È sempre straniero? O in taluni casi lo è più che in altri?
Il viaggio, così come nella realtà anche nel racconto rivolto all’infanzia, è esperienza dei luoghi e dell’altro, è rapporto con la diversità rispetto all’ambiente abituale di vita ed è anche elaborazione di questa diversità, perché partire è sempre abbandonare i punti di riferimento della quotidianità e la sicurezza costituita dai rapporti familiari, sociali e culturali. Ospite inatteso sul suolo nazionale, lo straniero/il forestiero è chi viene da fuori, potenzialmente un nemico e, al contempo, il “diverso” che appare. Diverso, semanticamente corrispondente al “volto altrove”, e, pertanto, già lontano.
Ma cosa succede se chi è lontano giunge in prossimità? Ovvero, se, per esempio, proprio viaggiando, si avvicina? Nel processo di costruzione dello stato nazionale, a cavallo tra Otto e Novecento, colui che viaggia, a qualsiasi titolo, induce, anche nella letteratura infantile, a vari stereotipi, che ricalcano un po’ quelli in voga nella società del tempo. Il primo di questi è relativo al viaggiatore proveniente da un paese fuori dai confini nazionali, con il suo rapporto di appartenenza speciale a una terra, a una patria, a una nazione “altra”; il secondo è di natura essenzialmente positiva e collegato a chi si muove (dall’esterno verso l’interno o viceversa e internamente) per ragioni economiche e produttive, a questo viaggiare si può assimilare anche il viaggio di esplorazione-conoscenza e quello coloniale; infine, il terzo tipo di stereotipo riguarda quegli individui e gruppi che a vario titolo si spostano per motivi politici, esistenziali e biografici. Uno stereotipo, in tal caso, legato al definire (dubitativamente, se non negativamente) tutto ciò che esula dall’ideale di stanzialità borghese e tutto quello che essa comporta.
Anche l’illustrazione delle pagine del Fondo Indire è ricca di iconografie di viaggiatori, più o meno noti, da Crusoe al piccolo orfano saltimbanco Remì, che si muovono per scelta o per necessità, nelle avversità o nella piena esplorazione positivistica del mondo.