Il pacifismo durante la Prima Guerra Mondiale rappresenta un movimento significativo di opposizione alla guerra e alla violenza. Molti individui e gruppi in diversi paesi europei si oppongono apertamente al conflitto e cercano di promuovere soluzioni alternative alla guerra.
Le motivazioni dietro l’atteggiamento pacifista sono molteplici e includono ragioni di carattere morale, religioso, umanitario, sociale, politico ed economico. Nelle prime fasi del conflitto globale, l’entusiasmo dei nazionalisti prende il sopravvento sulla scena pubblica di quasi tutte le potenze europee. Con il passare dei mesi, tuttavia, ci si inizia a interrogare su quale sentimento di appartenenza nazionale possa giustificare gli orrori delle trincee.
Anche in Italia, le voci a favore della pace, seppur deboli, rimangono costantemente presenti. Dopo la dichiarazione di guerra all’Impero austro-ungarico, i neutralisti perdono slancio, ma ritrovano forza nelle difficoltà dell’esperienza bellica. Le speranze di pace si diffondono tra i contadini e gli operai, trovando poi spazio nella politica dei socialisti e nelle prediche di alcuni sacerdoti. L’impegno contro la violenza assume concretezza anche nelle manifestazioni e nelle proteste delle donne.
Giacomo Matteotti è noto per la sua posizione anti-militarista e pacifista: già durante l’impresa libica nel 1912 manifesta la sua contrarietà assoluta al conflitto, che considera un “sacrificio immenso di uomini e di denaro”. Questa posizione pacifista diventa ancor più radicale nel periodo immediatamente antecedente allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, in cui la sua figura spicca tra i protagonisti di questa lotta antibellicista. La sua presa di posizione di fonda sul socialismo, sull’idea di solidarietà internazionale tra i lavoratori e sulla promozione della pace come fondamento per il progresso sociale.
Matteotti matura anche una profonda comprensione delle conseguenze negative che la partecipazione avrebbe avuto sulla classe lavoratrice e sul progresso sociale: proprio per difendere gli interessi dei lavoratori, si contrappone alla guerra, mettendone in evidenza il ruolo negativo per i diritti e i miglioramenti delle condizioni di lavoro e di vita delle masse.
Proprio in una lettera alla compagna Velia, pochi mesi dopo lo scoppio della guerra, il politico italiano esprime tutta la sua inquietudine circa il destino che incombe sull’Europa, annotando anche la presenza di dissensi e correnti interventiste all’interno dello stesso partito socialista: Il pensiero di coloro che stanno uccidendosi è terribile; e mi par giusta l’insurrezione se si volesse domani con assai poca lealtà lanciarci in una guerra contro l’Austria. Ma tira il vento di piccole viltà, anche nel mio partito.
Note alle immagini
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Nel corso della storia, soprattutto durante la Prima Guerra Mondiale, molti movimenti socialisti si oppongono al conflitto armato e cercano di mobilitare il proletariato contro la guerra, spesso considerandola come un risultato degli interessi borghesi. Questi sforzi si riflettono spesso riflessi in volantini, manifesti e altri materiali propagandistici.
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L’Avanti! rappresenta una voce significativa di opposizione alla Prima Guerra Mondiale, mantenendo una posizione pacifista e neutralista iniziale, anche se il suo ruolo cambia a seguito degli eventi storici e delle divisioni interne al PSI.
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Durante la Grande Guerra le donne assumono un ruolo fondamentale nella società poiché milioni di uomini costretti a lasciare il lavoro per combattere al fronte. Questo massiccio ingresso delle donne nel mercato del lavoro aprirà la strada a molti cambiamenti futuri.
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Durante la Prima Guerra Mondiale, visto che la maggior parte degli uomini idonei vengono chiamati alle armi, si verificano carenze di personale negli uffici, nelle fabbriche, nelle industrie tessili e persino nella produzione bellica e agricola. Le donne, dopo un breve periodo di formazione, si dimostrano pronte a prendere il posto di coloro che sono assenti, portando così a un notevole aumento della forza lavoro femminile. Emergendo come nuove figure di spicco, che acquisiscono consapevolezza della propria resistenza e determinazione, diventando indispensabili per il cosiddetto “fronte interno”.
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Alcune suffragette, come Sylvia Pankhurst, collaborano con i socialisti in diverse campagne, riconoscendo l’intersezione tra la lotta per i diritti delle donne e la lotta per la giustizia sociale. Matteotti sostiene il diritto di voto delle donne e collabora con alcune suffragette, come Anna Kuliscioff, nella lotta per l’emancipazione femminile.
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Sylvia Pankhurst e Giacomo Matteotti condividono alcuni valori fondamentali, come l’amore per la giustizia, la libertà e la democrazia. Entrambi sono impegnati nella lotta contro l’oppressione e per il miglioramento delle condizioni di vita dei più deboli. Si conoscono a Londra nel 1922, in occasione di un congresso internazionale socialista e stringono subito un’amicizia basata sulla stima reciproca e sull’apprezzamento per il comune impegno politico. Pankhurst rimane profondamente colpita dal coraggio e dalla dedizione di Matteotti alla causa antifascista.
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Lungotevere Arnaldo da Brescia, Casa Museo Giacomo Matteotti.
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Jean Jaurès, il principale esponente del socialismo francese e del pacifismo, viene assassinato il 31 luglio 1914, pochi giorni prima dell’inizio della Prima Guerra Mondiale. La sua morte è un evento significativo e drammatico nell’ambito della politica europea del periodo. L’assassinio viene motivato dalle posizioni pacifiste di Jaurès e dalla sua opposizione all’entrata della Francia nella guerra.
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Il film ripercorre le tappe fondamentali della vita di Giacomo Matteotti, dalle origini familiari e sociali, all’impegno politico nel Partito Socialista, fino a quel drammatico 10 giugno del 1924, quando viene rapito e ucciso dagli uomini del Duce. Una riscoperta del Matteotti vivo, dell’antimilitarista, del “riformista rivoluzionario”, del democratico intransigente che, prima di altri, ha compreso la vera natura del fascismo.
Giacomo Matteotti
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ll libro è un’opera importante per comprendere il pensiero di Giacomo Matteotti e il suo impegno per la pace e la giustizia sociale. Il libro è arricchito da un’introduzione di Stefano Caretti e Jaka Makuc che contestualizza gli scritti di Matteotti e ne sottolinea l’importanza storica.
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