Di grande rilievo nell’800 sono i testi, sia scolastici sia di lettura ed educativi per la gioventù, scritti o revisionati da parte di religiosi e uomini di chiesa. Fino all’Unità d’Italia infatti, della formazione scolastica dei giovani di famiglia borghese, sono principalmente incaricati gli enti religiosi. Nei testi redatti, con storie e nozioni raccontate in forma elegante, s’intendeva offrire alle «persone d’indole eletta» e «soprattutto alle donne gentili» una «lettura più conveniente e insiem più dilettevole» che le portasse a innamorarsi della «virtù che si vede innanzi dipinta con le sue forme più vaghe e più lusinghiere…».
Le Novelle morali pubblicate nel 1782 da Francesco Soave, della Congrega dei padri comaschi, fu un testo, «ad uso dei fanciulli», che ebbe molta fortuna: proposto in tutte le scuole d’Italia, fu poi tradotto in molte lingue e più volte ripubblicato nel corso dell’800. Edito anche nel 1837 per la “Biblioteca scelta di opere italiane antiche e moderne”, mirava a fornire una lettura piacevole ma anche carica di valori morali e virtuosi. Nell’edizione Silvestri di Milano del 1929, troviamo poi l’opera Novelle morali e racconti storici ad istruzione de’ fanciulli, scritta dal sacerdote Giuseppe Taverna, nel periodo del suo rettorato al Collegio Lalatta di Parma, e i cui temi sono in gran parte ripresi dall’Amico dei fanciulli di Berquin. Sue anche le Prime letture de’ fanciulli, raccolta di componimenti brevi che richiamano sempre a principi edificanti.