Un genere letterario che si diffonde tra le proposte editoriali italiane negli ultimi decenni dell’800, è quello delle favole. Il termine deriva dalla parola latina fabula, che indica un ‘racconto’, ovvero una narrazione, destinata non solo all’intrattenimento ma anche alla formazione etica. In queste brevi storie sono protagonisti, insieme agli uomini, anche animali, piante o esseri inanimati, quali simbolo di un vizio o di una virtù tipicamente umani. Le favole, che si presentano per lo più in versi, si concludono quasi sempre con un insegnamento di saggezza pratica o con una verità morale.
Anche in Italia avranno notevole rilievo le favole di Jean De La Fontaine e di Charles Perrault, le quali saranno tradotte in italiano solo nel corso dell’800, esercitando una forte influenza sui favolisti del nostro paese. A questo periodo risalgono le due belle e rare edizioni illustrate da Gustave Dorè: Le favole di La Fontaine, con la traduzione in versi di Emilio De Marchi, pubblicata da Sonzogno nel 1889 nella collana “Biblioteca classica illustrata” e Il libro delle fate di Perrault, uscito dalla Tipografia Editrice Lombarda con tavole in bianco e nero che illustrano Cappuccetto rosso, La bella addormentata nel bosco, Cenerentola, Barbablù e Il gatto con gli stivali.