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Telescuola

La "scuola ripresa dalla televisione"

«Gli scopi e le finalità dell’iniziativa non sono evidentemente quelli di sostituirsi alla Scuola tradizionale, data la insostituibilità del rapporto diretto tra docente e discente» teneva a precisare l’amministratore delegato della Rai di quegli anni, Marcello Rodinò, sul settimanale Epoca del 23 aprile 1961.

Telescuola, primo esperimento di uso delle tecnologie della telecomunicazione per favorire la scolarizzazione, fu un programma televisivo ideato e realizzato dalla RAI in sinergia con il Ministero della Pubblica Istruzione, che ebbe inizio nel 1958 e terminò nel 1966. A fronte ancora in quegli anni di un alto tasso di analfabetismo in tutto il territorio nazionale e soprattutto nelle zone più remote e povere della Penisola, telescuola era principalmente indirizzata a consentire il completamento del ciclo di istruzione obbligatoria ai ragazzi residenti in località prive di scuole secondarie (corso per questo detto “sostitutivo”). Di fatto un vero corso di istruzione che copriva l’intero anno scolastico per i residenti delle zone sprovviste di istituti per l’insegnamento superiore.

Si trattò di un’esperienza di didattica a distanza di un tempo che la Televisione Italiana mise in atto per prima in Europa. Ispiratrice dell’iniziativa fu la professoressa Maria Grazia Puglisi, ideatrice di altre precedenti trasmissioni televisive, già responsabile dei programmi culturali fu scelta dall’allora Amministratore Delegato della RAI, Ing. Marcello Rodinò, per organizzare un esperimento di televisione scolastica grazie alle sue due competenze: quella scolastica acquisita in tanti anni di cattedra e quella televisiva. La Puglisi, infatti, pochi anni prima, nel 1953, era stata una delle artefici di una delle prime trasmissioni televisive ufficiali irradiate dagli studi televisivi di Roma nel 29 ottobre 1953, Teleclub. Era un’insegnante di Storia e Filosofia presso il Liceo Scientifico Augusto Righi di Roma, che dal 1940 aveva iniziato anche la carriera di annunciatrice radiofonica presso l’EIAR, per poi, alla fine del regime, continuare il suo lavoro presso il subentrato ente, la RAI. Nel 1952 ottenne una borsa Fulbright per gli U.S.A, studiando le tecniche di programmazione delle televisioni statunitensi: al suo ritorno, infatti aveva ideato vari programmi da Teleclub alla ‘Tv degli agricoltori’.

Al suo ritorno esordisce presso la RAI TV ideando, organizzando e dirigendo una trasmissione irradiata dagli studi televisivi di Roma nel 29 ottobre 1953 che si chiamava Teleclub e poco dopo è stata titolare e presentatrice del programma televisivo “Riservato alle Signore”. Negli anni successivi si è occupata del programma “La TV degli agricoltori” ed infine è stata la direttrice e organizzatrice del programma Telescuola.

Al momento che la trasmissione Telescuola venne strutturata la Puglisi fu nominata Direttrice del programma e fu affiancata dalla presidenza di Italo Neri. Maria Grazia Puglisi rappresentò per conto della RAI le problematiche della televisione scolastica in vari convegni internazionali e conferenze.

Costata 300 milioni di lire, la “Telescuola” – come invece emerse a dicembre 1961 – partì con 30 mila studenti, ma ne portò agli esami in presenza 3.500. Di questi pionieri delle videolezioni ne furono promossi solo 1000. «La televisione per ogni ragazzo che ha conseguito alla fine dei tre anni il diploma ha speso almeno un milione» sottolineava La Stampa il 3 dicembre 1961. In ogni caso, aggiungeva il quotidiano torinese, i corsi “sono stati molto utili alla nazione se hanno dato modo a tanti giovani di apprendere nuove nozioni, di imparare a scrivere con correttezza e leggere con intelligenza”.

Non tutti nei primi anni della televisione in Italia avevano un televisore in casa. E così le lezioni furono seguite sì a distanza ma in quasi duemila “posti d’ascolto” (PAT). Di essi 1587 (di cui 941 a sud e nelle isole) erano organizzati dal Ministero del lavoro. Gli altri erano gestiti da enti, associazioni, sindacati, privati e parrocchie.

Fu una trasmissione che andava in onda tutti i giorni senza restrizioni di pubblico. Tanto che lo stesso papa Giovanni XXIII confessò ai dirigenti della Rai: “Più di una volta ho seguito i vostri programmi” (da Corriere della Sera dell’8 dicembre 1961).

Nei posti d’ascolto era presente un tutor, con il compito di aiutare gli studenti nella didattica a distanza ante litteram. Gli organizzatori dei Pat, attraverso il coordinatore, curavano che le lezioni fossero seguite con assiduità, controllavano il lavoro degli allievi e mantenevano  i contatti con la direzione dei corsi – che era affidata dalla Rai a Maria Grazia Puglisi, una prof del “Righi” di Roma – anche per la stesura e la correzione dei compiti. Si trattava, nell’anno scolastico 1960/1961, di quattro ore al giorno di lezione. Nel 1960 le ore di trasmissione complessive erano salite a 687: oltre 300 in più rispetto al 1959 (Corriere della Sera del 22 agosto 1961). I libri di testo erano preparati ed editi dalla Radiotelevisione italiana con il “riconoscimento” del Ministero (Poeta).

La finalità della “Telescuola” era quella di consentire a chi viveva in centri nei quali non erano presenti questo genere di scuole o che, per ragioni di età o di lavoro, non potevano frequentare regolari corsi scolastici “di accedere al grado di istruzione che i corsi televisivi comportano e di ottenere, superando gli esami, il relativo titolo di studio”.

In breve Telescuola fu estesa anche alle carceri ottenendo eccellenti risultati, tanto da ottenere nel 1966 il premio “San Michele” per la redenzione civile.

Telescuola era uno degli esperimenti di utilizzo delle nuove tecnologie della telecomunicazione con cui si tentava di rispondere alle esigenze di alfabetizzazione e culturali del paese, in cui era necessario formare ad una unica lingua nazionale – oltre che con il teatro e la proposizione dei grandi classici della letteratura sotto forma di sceneggiati a puntate – l’attività scolare proposta si rivolgeva direttamente agli scolari residenti nelle aree interne del paese.

Si trattò di un’innovazione di livello internazionale. Questo perché aveva permesso non solo di seguire le lezioni via tv (cosa che avveniva anche all’estero), ma pure di sostenere gli esami. Esami, a dire il vero, che in Olanda nel giugno del 1962 Bart Prinsen, studente costretto a letto da una malattia, affrontò addirittura per telefono. Un passo ancor più avanti, verrebbe da dire.

Solo qualche anno dopo l’inizio dell’esperienza italiana di Telescuola, nel 1961 negli Stati Uniti, in sei stati del Midwest, con un DC-6 fu invece sperimentata la Stratovision. L’aereo, superando in quota la curvatura terrestre, trasmetteva lezioni tv nelle località prive di scuola, evitando così la spesa di una televisione a circuito chiuso per raggiungere 5 milioni di studenti in 13 mila istituti (Poeta).

Fu sempre la Puglisi che, consapevole della necessità di operare un cambiamento tale per cui la televisione rappresentasse un autentico ‘valore aggiunto’ sul piano del registro comunicativo e didattico e di quanto fosse necessario per il buon esito di un programma la presenza di un ‘conduttore televisivo’ che sapesse declinare la competenza didattica a partire dalla specificità del medium a scegliere il maestro e pedagogo Alberto Manzi per l’esperienza successiva a Telescuola e forse più celebre, ovvero: Non è mai troppo tardi. Si trattava di un corso di istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta, che, come Telescuola, venne organizzato con il contributo del Ministero della Pubblica istruzione. Legato alla celebre figura del suo conduttore, che per 484 puntate dal 1960 al 1968 insegnò a quasi un milione e mezzo di adulti analfabeti o semi analfabeti a leggere e scrivere permettendo loro di ottenere la licenza elementare. Per il censimento generale del 1951, la “qualifica” di analfabeta era stata connessa non più a coloro che non sapevano scrivere il proprio nome, ma a coloro che non sapevano leggere e scrivere (Farnè).

Molti anni dopo, nel 1992, l’ultima trasmissione di Manzi sarà Impariamo insieme. L’italiano per gli extracomunitari.

 

 

Riferimenti video

Il quinto anno di Telescuola, Teche RAI

La settimana Incom 01980 del 05/10/1960. La formazione per quanti non possono frequentare regolari corsi scolastici: ciclo di trasmissioni televisive di “Telescuola”, Archivio Luce

Cosa ha rappresentato Telescuola. “A distanza” per tuttiRai Scuola

 

Bibliografia citata

  • Maria Grazia Puglisi, Telescuola entre dans sa deuxième anneé d’activité. Revue de l’U.E.R,Janvier 1960,59, pp.12
  • Maria Grazia Puglisi, La Télévision et la lutte contre l’analphabétisme. Radiodiffusion et télévision éducatives, Union Européenne de Radiodiffusion, pp.2, Genève, Janvier 1964
  • F.Zambonini, Famiglia Cristiana, I suoi scolari sono 50000, 11 marzo 1962,10, pp.12
  • Roberto Farnè, Il Mulino, Alberto Manzi, 4/2012
  • Roberto Farné, Buona maestra TV. La RAI e l’educazione da “Non è mai troppo tradi” a “Quark”, Carocci, Roma, 2003.
  • E. Poeta, Nel 1961 l’esame dei primi 3.500 studenti a distanza, 2020.

 




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Maria Grazia Puglisi, a destra nella foto, insieme al Prof. Medi ed alla Regista di Telescuola Marcella Curti
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“Telescuola. Osservazioni scientifiche 3”. Fascicolo per il primo quadrimestre
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Punti di ascolto di telescuola (PAT) nel 1959-1960
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Corso di disegno ornamentale. Pagine del numero speciale di Natale del notiziario di "Telescuola. Corso di avviamento professionale a cura della RAI Radiotelevisione italiana" (n. 2 - anno II, dicembre 1959)
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Lezione di telescuola
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“RadiocorriereTV” n. 43 del 1963
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Lezione di telescuola ripresa da RAI
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Il maestro Alberto Manzi, con l’uso di filmati e disegni a carboncino da lui stesso realizzati divenne una delle figure più amate della nascente televisione (da Teche Rai)