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A ottanta anni dalle leggi razziali del fascismo (1938-2018)

Perché questo strumento? Indire, forte dell’esperienza maturata nel corso degli anni nel campo della didattica della storia e dell’utilizzo, in tale ambito, delle fonti e in particolare di quelle custodite presso il suo archivio, vuole proporre, in occasione dell’ottantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali del fascismo (1938), un percorso tematico e cronologico che tracci le principali tappe che caratterizzarono uno dei momenti più drammatici della storia dell’Italia contemporanea.

Di seguito offriamo ai docenti e agli studenti la piattaforma multimediale composta da 135 documenti suddivisi in sei sezioni, ciascuna delle quali è dedicata a momenti chiave della storia del fascismo, ognuna corredata di immagini selezionate dall’Archivio storico Indire a cui fanno seguito brevi testi esplicativi e, in alcuni casi, rimandi a video disponibili in rete.

Riteniamo che questo anniversario possa essere un’occasione per avvicinare gli studenti e la scuola ai luoghi di conservazione di materiali utili alla costruzione di una memoria pubblica e condivisa su uno dei capitoli più bui nella storia dell’Italia unita.

Gli archivi, spesso percepiti come posti ‘remoti’ e distanti, sono invece fondamentali per preservare la memoria del passato, riattualizzandola in una prospettiva e in una lettura contemporanea, come la professione docente fa ogni giorno all’interno dell’aula.

L’apparato documentario che si propone proviene, come già detto, principalmente dall’Archivio storico Indire (Fondo materiali scolastici, Fondo librario, Fondo fotografico) ed è integrato da altri documenti, cartacei e visivi, opportunamente individuati in rete.

La periodizzazione in cui si collocano le fonti, utilizzate per il presente progetto multimediale, riguarda la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Quaranta del Novecento.

La tipologia dei documenti deriva, nella maggioranza dei casi, da materiali scolastici di diversa natura fra cui: copertine e pagine di quaderni scolastici, diari, album da disegno, elaborati grafici, ricerche illustrate, esercitazioni tecniche, libri e riviste, fotografie.

La datazione e l’indicazione geografica di ciascun documento proposto è specificata con esattezza là dove presente nella fonte stessa.

Per quei materiali che non riportano alcuna informazione cronologico-geografica, l’attribuzione è avvenuta seguendo l’analisi dei contenuti legati agli avvenimenti specifici del momento (es. guerra d’Etiopia, celebrazioni di anniversari, trascrizioni delle radiotrasmissioni), affiancata all’esame della grafica dei materiali e, per quel che riguarda l’apparato fotografico, degli arredi delle aule e degli indumenti indossati da docenti e allievi.

 

Per quei documenti non riportanti indicazioni sulla loro conservazione e provenienza, si intende immagini scelte dal web non soggette a copyright.

Dopo il testo introduttivo di ogni sezione sono riportate le note e le didascalie per la corretta lettura delle immagini.

 

Progetto a cura di: Pamela Giorgi, Elena Mazzini

Testi e selezioni fonti: Elena Mazzini

Revisione e elaborazione iconografica: Irene Zoppi

Ideazione e progettazione grafica: Vieri Pestelli

Video: Claudio Lacoppola

Comunicazione: Luca Rosetti, Patrizia Centi

 

ALTRI APPROFONDIMENTI:

Sezione 1 – Il fascismo italiano: principali caratteristiche

Il movimento dei Fasci italiani di combattimento è stato fondato a Milano il 23 marzo 1919 da Benito Mussolini. Il fascismo delle origini si presenta con caratteristiche precipue e definite fra cui: l’esercizio sistematico della violenza a danno degli avversari politici –socialisti, cattolici popolari- il culto indiscusso del capo, l’uso sistematico della violenza fisica, l’estremo nazionalismo e una cultura politica marcata da tendenze autoritarie.

Trasformatosi in Partito Nazionale Fascista (PNF) il 10 novembre 1921, il fascismo si instaurò, senza essere eletto, come unica forma di governo all’indomani della Marcia su Roma (28 ottobre 1922) guidata dallo stesso Mussolini e da altri esponenti della destra nazionalista italiana.

Proclamato Primo Ministro, riconosciuto come tale dal re, Vittorio Emanuele III, Mussolini ha dato avvio ad una serie di ‘riforme’ – note anche con il nome di “Leggi fascistissime” varate nella seconda metà degli anni Venti – che hanno portato alla soppressione di qualsiasi forma politica e sindacale diversa da quella fascista, alla chiusura delle Camere del Lavoro, dell’associazionismo e della stampa cattolico e socialista, in definitiva, all’eliminazione di tutto ciò che non allineava al fascismo.

In questa prima sezione focalizzeremo l’attenzione sugli anni Venti quando il regime ha messo a punto una serie di cambiamenti che hanno consentito di creare una dittatura destinata a rafforzare progressivamente il potere esecutivo e parallelamente a controllare il legislativo e il giudiziario.

Dalla sua salita al potere, Mussolini ha organizzato e segmentato la società italiana in associazioni le più diverse che avrebbero avuto il compito di omologare e piegare il popolo italiano  alle logiche del PNF. I giovani, soprattutto, sono stati gli attori prediletti a cui il regime ha guardato con attenzione costante per tutto il ventennio: la gioventù ha conosciuto una radicale fascistizzazione in una prospettiva militaresca che avrebbe condotto alla formazione di un cittadino-soldato pronto a sacrificare la propria vita in difesa dei valori dell’Italia fascista e delle sue guerre.

Fra queste associazioni ricordiamo l’Opera Nazionale Balilla per l’assistenza e per l’educazione fisica e morale della gioventù (nota con l’acronimo ONB) istituita nel 1926 e poi confluita, nel 1937, nella Gioventù Italiana del Littorio (GIL). Essa ha avuto il ruolo di educare e costruire l’ ‘uomo nuovo fascista’ in base alle prospettive belliche, avanguardiste e ‘muscolari’ del regime. Attraverso grandiose manifestazioni pubbliche –vere e proprie parate militari-, mediante l’inserimento fin dalla scuola elementare di divise marziali obbligatoriamente indossate dal corpo studentesco di ogni ordine e grado, i giovani hanno sono entrati da protagonisti sulla scena pubblica e politica del fascismo.

L’ONB comprendeva ragazzi e ragazze dai 6 ai 18 anni ed era suddivisa nel seguente modo:

  • Figli della Lupa: ragazzi e ragazze dai 6 agli 8 anni;
  • Balilla: ragazzi dagli 8 ai 14 anni;
  • Piccole italiane: ragazze dagli 8 ai 14 anni;
  • Avanguardisti: ragazzi dai 14 ai 18 anni a cui veniva curato l’addestramento e la preparazione militare dei giovani;
  • Giovani Italiane: ragazze dai 14 ai 18 anni.

Dopo i 18 anni e sino ai 22, i giovani entravano in gruppi esterni all’ONB, ovvero:

i ragazzi nei “Fasci Giovanili di Combattimento” e le ragazze nelle “Giovani fasciste”.

Tutti gli appartenenti all’ONB avevano una divisa che consisteva in una camicia nera, un fazzoletto azzurro, un pantaloni grigioverde, un fascia nera e il fez.

Inoltre durante le esercitazioni i ragazzi erano dotati di un moschetto (in versione giocattolo per i Figli della lupa).

I ragazzi ricevevano un insegnamento prettamente militare, in quanto destinati in un prossimo futuro a formare le nuove file della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN) e iscriversi al Partito.

Le ragazze invece raccolte nelle “Piccole Italiane” prima, e nelle “Giovani italiane” in seguito, ricevevano un insegnamento adatto alla loro età e al loro sesso, in quanto future donne e madri della società fascista. Di conseguenza le loro attività comprendevano corsi di taglio e cucito, di ricamo, corsi di igiene, pronto soccorso, economia domestica, esercizio fisico.

 

Bibliografia

Enzo Collotti, Fascismo, fascismi, Firenze, 1997

Renzo De Felice, Breve storia del fascismo, 2002

Emilio Gentile, Il fascismo in tre capitoli, 2004

 

Filmografia

La marcia su Roma, di Dino Risi, 1962

Una giornata particolare, di Ettore Scola, 1977

Sono tornato, di Luca Miniero, 2018

 

Letteratura

Vitaliano Brancati, Il bell’Antonio, 1949

Alberto Moravia, Il conformista, 1951

Vasco Pratolini, Un eroe del nostro tempo, 1949

 

Sitografia

Fascismo, ad vocem, treccani.it

Gli scrittori di fronte ai regimi, weschool.com

Saggio ginnico dell’Opera Nazionale Balilla, Archivio Storico Luce

 

Note alle immagini

1.1

Rappresentazione grafica del capo del fascismo contenuta in «Quaderno grafico», n.1, edito dalla Scuola Tecnica per le Arti Grafiche, Giuseppe Vigliardi, 1939, Paravia, Torino.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

1.2

Rappresentazione grafica del capo del fascismo in un’illustrazione de «Il libro detta II classe», anno 1936.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

1.3

Quaderno scolastico, fine anni Venti. La fascistizzazione della scuola è passata attraverso composizioni scritte dagli alunni i cui principali temi ruotavano attorno all’esaltazione dell’allievo irreggimentato e mobilitato per la piena realizzazione degli ideali fascisti. Il disegno raffigura allievi in divisa che dichiarano la propria fedeltà al regime mediante il saluto romano. Il fascio littorio, posto al centro, incarna il regime che si fa unico simbolo a cui ispirarsi.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

1.4

Copertina di un quaderno scolastico, primi anni Trenta. La figura di Mussolini penetrava nelle aule scolastiche anche a mezzo di una editoria prodotta ad hoc.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

1.5

Diario scolastico, metà degli anni Trenta. L’esaltazione dei principi del fascismo trovavano negli oggetti materiali degli studenti un luogo fecondo per la propaganda del regime. Il duce serviva da modello a cui l’allievo doveva guardare e su cui educarsi per divenire il virtuoso uomo fascista del domani.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

1.6

Copertina e quarta di copertina di un quaderno scolastico, fine anni Trenta. La personalità di Mussolini ebbe molte rappresentazioni votate ad esibire, enfatizzare, costruirne il suo culto. Nei quaderni scolastici questa presenza si rende sempre più evidente a partire dalla seconda metà degli anni Trenta. In questa immagine è possibile leggere il racconto del giovane Mussolini interventista all’indomani dello scoppio del primo conflitto mondiale e protagonista dell’impresa di Fiume. Il linguaggio punta alla costruzione dell’eroe da giovane che già presentava i caratteri di arditismo, coraggio e sprezzo del pericolo che si sarebbero poi compiutamente realizzati una volta instaurata la dittatura, nell’ottobre 1922, sotto la sua guida.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

1.7

Disegno a matita di un alunno delle scuole elementari di Serra Sant’Abbondio, classe V, album «Radiolezioni», inizio anni Trenta. Il ‘mito’ delle origini dei Fasci italiani di combattimento –che in questa foto assume tratti grafici peculiari- ha richiesto una martellante campagna propagandistica che si avvale dell’ambito scolastico per indottrinare, giorno dopo giorno sui banchi di scuola, i giovani italiani, proponendo loro contenuti didattici e rappresentazioni iconografiche ispirati al culto del Fascio.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

1.8.1

Pagina interna de «L’Aratro e la spada. Letture per la III classe dei centri rurali», anno 1941. Il 23 marzo 1919 è la data fondativa del movimento dei Fasci italiani di combattimento che ha visto la loro nascita in piazza San Sepolcro, a Milano. Il testo inneggia enfaticamente alla “rivoluzione fascista” e ai suoi primi adepti vestiti, come si vede, in camicia nera che è l’indumento distintivo di appartenenza  al regime.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

1.8.2

Pagina interna de «L’Aratro e la spada. Letture per la III classe dei centri rurali», anno 1941. I racconti sulla “Marcia su Roma” sono presenti in maniera pervasiva nei materiali scolastici presi in esame. In questo documento in particolare, il racconto dell’evento è lasciato a uno dei primi fascisti –tale dottor Vela- che entusiasticamente illustra la sua partecipazione all’evento fondativo del fascismo. La narrazione si conclude con un disegno stilizzato raffigurante gli “uomini in marcia” alla conquista della capitale e, per antonomasia, dell’intera nazione.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

1.8.3

Pagina interna de «L’Aratro e la spada. Letture per la III classe dei centri rurali», anno 1941.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

1.9

“La Marcia su Roma”, illustrazione interna de «Italia Nostra. Il fascismo», anno 1941.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

1.10

Quarta di copertina, quaderno scolastico, metà anni Trenta. In questo breve testo si compendiano i tratti tipici della propaganda fascista: il capo eroe e visionario, le Camice Nere come futuro, potente e vittorioso esercito, il culto nazionalistico della Patria come elemento caratterizzante e unificante del popolo italiano.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

1.11

“Marcia”, pagina interna de «L’Italiano nuovo. Il libro della II classe», 1936

I giovani, fin dalla prima infanzia, sono stati mobilitati attraverso un’educazione militaresca e omologante così come militari ed omologate erano le divise che dovevano indossare.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

1.12

Canzone fascista ad uso dei fanciulli. Da «L’Italiano nuovo. Il libro della II classe», 1936.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

1.13

L’esercito dei giovani Balilla come modello di trasformazione antropologica dell’‘italiano nuovo’. Estratto da «L’Italiano nuovo. Il libro della II classe», 1936.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

1.14

Pagina interna de «L’Aratro e la spada. Letture per la III classe dei centri rurali», anno 1941.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

1.15

Copertina quaderno scolastico, inizio anni Trenta, rappresentazione del giovane Balilla.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

1.16

Copertina quaderno scolastico, inizio anni Trenta. Elementi della propaganda fascista: il Duce come ‘padre’ di tutti i giovani italiani, il Fascio littorio, il Balilla, la bandiera tricolore, la folla applaudente, il sole all’orizzonte simbolo del glorioso futuro dell’Italia fascista.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

1.17

Copertina quaderno scolastico, seconda metà degli anni Trenta. Nell’immagine Piccole Italiane in divisa, intente in attività sportive a testimonianza del dinamismo dei giovani fascisti.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

1.18

Illustrazione raffigurante giovani scolare in divisa fascista. Pagina interna de «L’Aratro e la spada. Letture per la III classe dei centri rurali», anno 1941.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

1.19

Copertina quaderno scolastico, metà anni Trenta. La militarizzazione della gioventù diviene sempre più centrale nella propaganda fascista della scuola, ambito privilegiato per l’educazione ai valori combattenti e guerrieri del regime. Nella quarta di copertina un estratto di un discorso di Mussolini.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

1.20

Copertina quaderno scolastico, metà anni Trenta. Nella citazione apposta nella quarta di copertina, Mussolini sintetizza l’attivismo muscolare a cui ogni giovane fascista doveva aspirare. Di converso gli attributi ritenuti “deboli” significavano uno spirito molle e impreparato davanti ai richiami guerrieri del regime.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

1.21

Copertina del libro «Duce Nostro», 1933-1934.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

1.22.1

Composizione commemorativa della nascita della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) avvenuta il 28 dicembre 1922. In questo testo si ripercorrono le tappe decisive delle azioni delle Camice nere in difesa della patria, guidate da Mussolini.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

1.22.2

Seconda parte della composizione commemorativa della nascita della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) avvenuta il 28 dicembre 1922. In questo testo si ripercorrono le tappe decisive delle azioni delle Camice nere in difesa della patria, guidate da Mussolini.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

1.23

Pio Pullini, Saluto al Duce! Illustrazione propagandistica ad uso delle scuole, tratto da: Bucciarelli Belardinelli, Dina, «Il libro per la prima classe elementare», Roma, Libreria dello Stato, A. XIII (1935), p. 78. Il Duce come ‘padre’ di tutti i fanciulli italiani.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

1.24

Disegno grafico ad uso scolastico, tratto da «Il libro della seconda classe», 1931. Insieme a “Credere” nel fascismo e a “Combattere” per il fascismo, “Obbedire” al fascismo è uno dei tre verbi del motto di regime.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

1.25

Disegno scolastico, metà anni Trenta. Il regime trasforma alcune ricorrenze del calendario in festività specificatamente fasciste fra cui quella del 6 gennaio, giorno in cui si celebra non più la Befana ma la “Befana fascista”, istituita il 6 gennaio 1928. In quel giorno sono distribuiti regali ai bambini delle classi meno abbienti.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

1.26

Rappresentazione della “Befana fascista” tratta da «Il libro della seconda classe», 1931.

 

1.27

Rappresentazione della “Befana fascista” tratta da «Il libro per la seconda classe dei centri rurali», 1941.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

Sezione 2 – Gli anni Venti: dalla Riforma Gentile ai Patti del Laterano

«Il governo esige che tutta la scuola, in tutti i suoi gradi e in tutti i suoi insegnamenti, educhi la gioventù italiana a comprendere il Fascismo, a rinnovarsi nel Fascismo e a vivere nel clima storico creato dalla civiltà fascista»

(Benito Mussolini, discorso del 25.01.1925)

Il filosofo Giovanni Gentile (1875-1944) è stato l’autore, in qualità di ministro della Pubblica Istruzione del primo governo Mussolini, di una riforma dell’intero sistema scolastico italiano. La riforma che prende il cognome del ministro, è stata varata nel 1923 ed è stata definita dallo stesso Mussolini come “la più fascista delle riforme”. Creare una nuova scuola significava soprattutto preparare le nuove generazioni all’adesione incondizionata verso il regime. Quindi l’educazione, l’indottrinamento dei bambini e la scuola diventano il mezzo privilegiato della propaganda fascista, nonché un ricco serbatoio di reclutamento. All’interno delle strutture scolastiche avviene la penetrazione dell’ideologia fascista attraverso: l’inserimento capillare di segni e simboli del regime all’interno delle aule, degli edifici scolastici, dei libri di testo, delle copertine dei quaderni, dei contenuti dei temi assegnati, del calendario delle lezioni e delle nuove festività introdotte dal regime (la Befana fascista, il Sabato fascista, etc).

Sotto il profilo dell’ordinamento amministrativo la riforma si ispira ai principi del centralismo burocratico: presidi e direttori didattici, divenuti responsabili verso i superiori diretti, hanno il compito di vigilare e controllare ogni comportamento difforme dalle direttive governative e ministeriali. La riforma riguardava tutti gli ordini delle scuole.

La scuola elementare è di 5 anni; l’obbligo scolastico è portato a 14 anni. La riforma prevede inoltre l’insegnamento obbligatorio della religione cattolica nell’istruzione primaria e la nascita di scuole speciali per portatori di handicap.

Sostenuta da Gentile, la “Mostra didattica nazionale” è inaugurata nel 1925 a Firenze, quale esposizione dei materiali di quella “scuola nuova” al centro dalla riforma che seguiva le linee guida della scuola attiva messa a punto da Giuseppe Lombardo Radice (1879-1938). Al suo termine, diviene mostra permanente e in seguito si trasforma in Museo didattico nazionale nel 1929, in Museo nazionale della scuola nel 1937 e in Centro didattico nazionale nel 1941. Al Museo nazionale della scuola vengono spediti i manufatti realizzati da tutte le scuole d’Italia, le cronache scritte dagli insegnanti, i registri di classe, le pagelle degli alunni e quant’altro.

L’eredità documentaria di tutte queste istituzioni è oggi collocata nell’attuale Istituto nazionale documentazione, innovazione, ricerca educativa (Indire) che ha mantenuto la sua sede a Firenze.

È sempre sul finire del ventennio che si assiste ad un altro rinnovamento da parte del regime che l’11 febbraio 1929 firma con la Chiesa cattolica i cosiddetti “Patti del Laterano”. A seguito di essi, la Chiesa cattolica ha riconosciuto l’esistenza di uno Stato italiano ed ha definitivamente lasciato ogni richiesta giuridica sul territorio di Roma. I Patti si compongono di un Trattato, con il quale si definiscono i reciproci rapporti sul piano del diritto internazionale tra lo Stato italiano e la Santa Sede, e di un Concordato, riguardante la disciplina dei rapporti tra lo Stato e la confessione cattolica.

 

Bibliografia

Monica Galfrè, Una riforma alla prova, Milano, 2000

Pamela Giorgi, Dal Museo nazionale della scuola all’INDIRE: storia di un istituto al servizio della scuola italiana (1929-2009), Firenze, 2010

R. Pertici, Chiesa e Stato in Italia. Dalla Grande Guerra al nuovo Concordato (1914-1984), Bologna, 2009

 

Filmografia

Fascismo sui banchi di scuola, Rai storia

La scuola dalla Legge Casati ai giorni nostri, Archivio Istituto Luce

7 giugno 1929. Nasce lo stato Città del Vaticano, di Silvia Salvatici, Rai storia

 

Letteratura

Ruggero Zangrandi: un viaggio nel Novecento. L’Annale Irsifar, 2015

Andrea Camilleri, I racconti di Nené,  2013

Maurizio Tiriticco, Balilla moschettiere – Memorie di un antifascista, 2015

 

Sitografia

La riforma Gentile, in treccani.it

La storia dell’Indire

 

Note alle immagini

2.1

Giovanni Gentile (1875-1944). Filosofo, pedagogista, politico italiano, ha ricoperto la carica di Ministro della Pubblica istruzione dall’ottobre 1922 fino al luglio 1924.  Nel 1923 il regime vara la riforma della scuola italiana nota con il cognome del ministro che ne fu il principale ideatore.

 

2.2

Nel 1925 s’inaugura a Firenze la “Mostra didattica nazionale” sui prodotti delle scuole nuove. Le così chiamate ‘scuole nuove’ realizzavano le teorie di Giuseppe Lombardo Radice, volte a enfatizzare una didattica intesa come esperienza attiva e partecipativa. Nel 1929, per dare una sede permanente alla Mostra, viene istituito il Museo Didattico Nazionale che nel 1941 diviene Centro Didattico Nazionale (CDN).

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.3

Il saluto alla bandiera, Ferrara, primi anni Trenta. La fedeltà al Duce e al fascismo si esteriorizzava in formule di rito come queste ritratte nell’immagine.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.4

Allieve e maestre omaggiano il tricolore con il saluto romano. Istituto magistrale parificato e scuole elementari “Maria Immacolata”, Genova, metà anni Trenta.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.5

Esercizi ginnici nel cortile di una scuola elementare, Milano, metà anni Trenta. Lo sport è stato utilizzato dal regime come uno dei momenti strutturali per la costruzione, fisica e morale, del ‘nuovo italiano’.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.6

Allieve e maestra in divisa fascista, esterno struttura scolastica, Firenze, metà degli anni Trenta. L’omogeneizzazione in senso fascista cui la scuola è andata progressivamente incontro è una logica conseguenza delle aspirazioni totalitarie insite nel regime che mira a creare una società militarizzata, allineata e fedele ai dettami del Duce.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.7

Aula scolastica, Liceo ginnasio Gaglianico (Vercelli), seconda metà anni Trenta. L’arredo scolastico e l’architettura dell’aula continuavano a seguire i modelli ideati e realizzati nel corso del XIX secolo. Sulla lavagna si legge un’ode osannante i fasti dell’impresa etiopica e dunque dell’avvenuta fondazione dell’Impero fascista (1936).

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.8

Aula scolastica, scuola “Giacomo Leopardi”, Gorizia, classe I, metà anni Trenta. Sulle lavagne delle scuole italiane gli alunni erano quotidianamente aggiornati sui discorsi del Duce che ricordava loro di formarsi secondo i valori vitalistici celebranti, in questo caso, l’educazione guerriera del fanciullo, futuro soldato dell’esercito fascista.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.9

Aula scolastica, scuola “Edmundo De Amicis”, Gorizia, classe I, metà anni Trenta. Sulle pareti di destra e di centro sono apposti i ritratti dei regnanti –Vittorio Emanuele III e Elena di Savoia- e quello di Mussolini.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.10

Aula scolastica, scuola “Riccardo Pitteri”, Gorizia, classe I, metà anni Trenta. Sulla lavagna la maestra indica l’argomento della lezione il cui oggetto era la storia dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI), creata dal fascismo nel 1925 allo scopo di tutelare le madri e i fanciulli delle classi meno abbienti.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.11

Mensa scolastica della scuola elementare di San Pancrazio (Brindisi), metà anni Trenta. Alle pareti slogan celebranti Mussolini.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.12

Aula scolastica, scuola “Elisa Frinta”, Gorizia, classe III, metà anni Trenta. Sulla lavagna simboli e disegni del regime; alle pareti i reali di Savoia e il Duce nella sua consueta tenuta militare.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.13

Bambini nel giorno del Carnevale, Istituto magistrale parificato e scuole elementari “Maria Immacolata”, Genova, metà anni Trenta. I costumi rappresentano i colonizzati e i colonizzatori, ovvero, i neri d’Africa sulla sinistra e la giovane fascista a destra.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

2.14.1

Estratto da «Letture. Il libro della III classe elementare», anno 1938. Rappresentazione grafica dell’entrata di una tipica e ideale scuola in stile architettonico fascista. Il breve incipit del testo richiama i principi di obbedienza e fedeltà al regime e alla Chiesa.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

2.14.2

Estratto da «Letture. Il libro della III classe elementare», anno 1938. Il testo dà istruzioni sul funzionamento del moschetto a sostengo di una educazione e di una pedagogia bellica che il regime attua soprattutto a partire dalla metà degli anni Trenta. Il motto “obbedire” in cima alla pagina richiama il giovane fascista a prestare fedeltà assoluta al regime.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

2.15

Composizione scritta dedicata a “La Conciliazione”, quaderno/diario, III classe femminile R. Direzione Didattica Rionero in Volture (Potenza), seconda metà degli anni Trenta. Il testo glorifica la Conciliazione fra Stato e Chiesa, stipulata nel 1929, e il riconoscimento della religione cattolica quale religione di Stato. A Mussolini, come si legge, è ascritto il merito di aver risolto l’annosa “questione romana” e di aver posto dunque fine al conflitto che gravava sull’Italia dall’unità nazionale sino all’avvenuto Concordato. Grazie al regime Roma, come si legge nel componimento, era riuscita ad essere il centro di due Stati, ora finalmente riuniti. L’immagine ritrae il pontefice Pio XI.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

2.16

Illustrazione tratta da «Italia Nostra. Il fascismo», 1940. Littoria, città fondata dal fascismo nel 1932, e la chiesa della città testimoniano in questa sede la pacificazione fra Stato italiano e Chiesa cattolica avvenuta nel 1929 attraverso la stipula dei Patti lateranensi.

Archivio storico Indire, Fondo librario

Sezione 3 – Gli anni Trenta: il consolidamento del regime

Il giuramento di fedeltà al regime, obbligatorio per l’intero corpo docente di ogni ordine e grado dal 1931, è emblematico di un sistema scolastico che è indirizzato sempre più fortemente al servizio del fascismo. In questa fase il regime, nel quadro dell’omogeneità scolastica già parzialmente introdotta dalla Riforma Gentile, rafforza la propria presenza nelle aule sia a livello architetturale (sono gli anni in cui sorgono, in tutto il territorio nazionale, i nuovi edifici scolastici di stile razionalista), sia con i simboli del regime stesso che affiancano il crocifisso e il ritratto del Re; sia con l’introduzione del calendario fascista, sia con l’iconografia fascista che inizia ad apparire con costanza anche su pagelle, diari, quaderni, libri scolastici e letteratura per l’infanzia.

L’attività sportiva accentua i suoi caratteri militari sino a giungere a vere e proprie ‘parate’ come è possibile vedere dalle fonti iconografiche di questa sezione.

Tutto ciò contribuisce a rafforzare la costruzione antropologica dell’‘uomo nuovo’ che nel canale educativo trova uno dei luoghi di maggior forza propulsiva, anche grazie all’ausilio delle nuove tecnologie che iniziano ad entrare massivamente nelle aule scolastiche (radio e cinema).

A partire dall’anno scolastico 1930-1931 è introdotto il Testo Unico di Stato per le  classi delle scuole elementari attraverso il quale si esercitava un controllo diretto sull’insegnamento. Il Testo unico si è infatti rivelato uno dei più validi strumenti di diffusione dell’assetto ideologico del fascismo presso i bambini in età scolare.

È sotto il regime che la scuola conosce una parziale modernizzazione che si concreta, fra le altre cose, nella nascita, nel 1933, della Radio Rurale, ufficializzata il 14 luglio dello stesso anno. La radio, uno dei principali mezzi di comunicazione per la diffusione della propaganda fascista, è donata o acquistata dalle scuole che si collega allo strumento con un altoparlante attraverso il quale è possibile ascoltare i discorsi del duce e i racconti delle sue gesta.

La radio, in definitiva, diviene la voce ufficiale dello Stato e del suo capo.

 

Bibliografia

Mauro Forno, Informazione e potere: storia del giornalismo italiano, Roma-Bari, 2012

Gianni Isola, Abbassa la tua radio, per favore… Storia dell’ascolto radiofonico nell’Italia fascista, Firenze, 1990

Simona Salustri, Orientare l’opinione pubblica. Mezzi di comunicazione e propaganda politica nell’Italia fascista, Milano, 2018

 

Sitografia e filmografia

La storia della radio dal 1924 al 1933, www.storiadellaradio.rai.it

L’inizio dell’anno scolastico, Archivio Storico Luce

 

Note alle immagini

3.1

Copertina e quarta di copertina di quaderno scolastico, 1932-1933.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.2

Copertina de «Il libro della II classe», anno 1936. I tre elementi del fascismo: alunno in divisa da Figlio della Lupa tiene in mano il moschetto da una parte e il testo unico dall’altra.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

3.3

«L’Aratro e la spada. Letture per la III classe dei centri rurali», anno 1941.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

3.4

«Il libro della V classe elementare. Letture», 1941.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

3.5

«Libro della III classe elementare», 1938.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

3.6

«Il libro della II classe delle scuole dei centri rurali», 1941.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

3.7
Giovinazzi, «Per l’Italia e per la mamma», Firenze, Marzocco, 1938.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

3.8.1

«Libro di lettura per la II classe delle scuole dei centri urbani», 1941.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

3.8.2

Storiella ad uso propagandistico contenuta ne «Libro di lettura per la II classe delle scuole dei centri urbani», 1941. Il 18 dicembre 1935 il regime chiama gli italiani a donare il proprio oro alla Patria. Dopo le sanzioni a danno dell’Italia da parte della Società delle Nazioni, in seguito all’invasione ingiustificata, perché d’aggressione e non di difesa, dell’esercito italiano contro quello etiope, Mussolini orchestra la giornata ad uso propagandistico a favore della guerra e delle truppe italiane in Africa. Le sanzioni vietano l’esportazione all’estero di prodotti italiani e proibiscono all’Italia di importare materiali utili allo sforzo bellico. La raccolta dei metalli richiesti ai cittadini e alle cittadine sarebbero stati utilizzati per sostenere i costi della guerra e a ribadire la fedeltà patriottica che gli italiani mostrano verso la nazione . “L’Italia deve fare da sé”, al termine della storiella, richiama il principio autarchico che l’Italia mussoliniana doveva perseguire per diventare una grande, auto-sufficiente, potenza mondiale.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

3.9

Diario scolastico, 1942.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.10

Diario scolastico, 1936.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.11

Diario scolastico, 1941.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.12

Raccoglitore di componimenti illustrati per la Radio Rurale, scuola “Via Codelli”, classe V elementare, Gorizia, anno 1937/1938.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.13

Allieve intente a utilizzare l’apparecchio radiofonico. Fotografia contenuta nel raccoglitore intitolato «La Radio per l’Educazione fascista», scuola elementare di Reggio Emilia, 1936-1937.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.14

Alunne e maestra in divisa davanti alla radio rurale omaggiata con il saluto romano. Scuola elementare di Reggio Emilia, 1936-1937.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.15

Storiella contenuta ne «L’aratro e la spada. Letture per la III classe dei centri rurali», 1941. Storiella che compendia la propaganda della radio ad opera del regime.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

3.16.1

«La radio nella scuola», scuola primaria, Gorgo al Monticano (Treviso), 1936. Disegno scolastico, seconda metà anni Trenta.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.16.2

Quaderno «La radio nella scuola», scuole elementari di Vignola (Modena), 1936-1937. Breve storia della radio nello scritto di un alunno, seconda metà anni Trenta.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.16.3

Grafico illustrato,”Manifestazioni radiofoniche” tratto dal quaderno «La radio nella scuola», scuole elementari di Vignola (Modena), 1936-1937.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.16.4

“La nostra radio”, composizione scritta tratta dal quaderno «La radio nella scuola», scuole elementari di Vignola (Modena), 1936-1937.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.16.5

Maestra e allieva: due voci celebranti la radio nella scuola. Dal quaderno «La radio nella scuola», scuole elementari di Vignola (Modena), 1936-1937.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.17

Esercitazione di canto corale ascoltato durante la radiotrasmissione del giorno 6 marzo 1937. Quaderno “La radio per l’educazione fascista”, prodotto dalle scuole elementari di Reggio Emilia, 1937.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.18.1

Componimento illustrato contenuto in “Relazioni di audizioni radiofoniche”, classe V elementare di Cuorgné, Torino, 1936-1937. Il disegno in basso richiama i soldati-allievi che giurano fedeltà al Duce e al tricolore.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.18.2

Riassunto di una trasmissione radiofonica contenuto in “Relazioni di audizioni radiofoniche”, classe V elementare di Cuorgné, Torino, 1936-1937. I temi di queste radiotrasmissioni variavano per epoca storica ma tutti erano diretti a magnificare il passato che proseguiva nel presente grazie al fascismo che aveva reso l’Italia di nuovo potente e gloriosa. Seconda metà anni Trenta.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.18.3

Componimento di un’allieva al termine dell’ascolto di una trasmissione radiofonica. Quaderno “La radio per l’educazione fascista”, prodotto dalle scuole elementari di Reggio Emilia, 1937.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

3.19

Illustrazione interna contenuta in «L’aratro e la Letture per la III classe dei centri rurali», 1941.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

3.20

Alunni assistono a una proiezione cinematografica della scuola complementare “Giovanni Migliara”, Alessandria, fine anni Trenta. Nel 1925 nasce L’Unione Cinematografica Educativa, nota con l’acronimo L.U.C.E. Questo istituto, i cui cinegiornali erano proiettati obbligatoriamente in tutte le sale cinematografiche a partire dal 1926, rappresenta, insieme alla radio, uno dei più efficaci mezzi di comunicazione di massa impiegati dal regime per far penetrare la sua voce anche nei momenti di svago o comunque deputati ad attività extra-scolastiche.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

 

Sezione 4 – La guerra d’Etiopia e la fondazione dell’Impero fascista

Nell’ottobre del 1935 l’Italia dichiara guerra all’Etiopia sferrando un attacco militare che, nel maggio del 1936, porterà alla sconfitta delle forze etiopi guidate dal negus Hailé Selassié. L’esercito coloniale italiano ottiene la vittoria anche facendo un uso massiccio di gas asfissianti, bombardando interi villaggi e praticando gli spostamenti forzati dei civili etiopi. La guerra italo- etiopica, preceduta da una formidabile operazione di propaganda, è l’esito di una coerente politica di potenza del regime fascista che rivendica il primato dell’Italia nel contesto politico europeo e nel bacino del Mediterraneo.

Questa sezione è dunque dedicata a illustrare i momenti in cui la propaganda fascista si struttura, in forme dirette e indirette, in immagini destinate ai fanciulli. La campagna d’Etiopia rappresenta un punto di svolta nella storia del fascismo perché quanto riflettuto dai teorici della razza in merito alle popolazioni delle colonie costituisce il prodromo delle teorie etno-razziali estese in seguito anche alla popolazione ebraica presente nella Penisola.

I manuali scolastici e i testi di letteratura per l’infanzia riflettono questo assetto ideologico; pertanto si potranno vedere nelle fonti che presentiamo giovani Balilla ricollocati nel contesto esotico africano che insegnano ai sudditi i ‘valori’ del fascismo, considerati espressione di una civiltà superiore. E ancora: la costruzione di ponti, dighe, strade etc., simboleggianti il progresso tecnologico dell’Occidente che provoca benefici nei territori assoggettati.

La politica della razza inaugurata nell’Impero prevede misure normative a difesa della purezza razziale: sono provvedimenti volti a separare nettamente gli italiani dagli indigeni. È la legge del 19 aprile 1937 sul meticciato a definire questo regime di segregazione razziale: secondo quel decreto un cittadino italiano dell’Impero non può formalizzare rapporti di tipo sessuale con indigene né tanto meno riconoscere la prole nata da questi rapporti (per forza di cose clandestini). Né ancora la popolazione maschile locale può avere rapporti con italiane.

 

Bibliografia

Olindo De Napoli, La prova della razza: cultura giuridica e razzismo in Italia, Firenze,2009

Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale – IV. Nostalgia delle colonie, Milano, 2001

Nicola La Banca, Oltremare: storia dell’espansione coloniale italiana, Bologna, 2007

 

Filmografia

Etiopia 1936. Alla conquista dell’impero, documentario, 2005

If Only I Were That Warrior, di Valerio Ciriaci, 2015

Tempo di uccidere, di Giuliano Montaldo, 1989

 

Letteratura

Giuseppe Bottai, Quaderno Affricano, 1937

Ennio Flaiano, Tempo di uccidere, 1947

Indro Montanelli, Guerra e pace in AOI, 1937

 

Sitografia

La campagna di Etiopia, Rai Storia 

Paolo Jedlowski, Memoria pubblica e colonialismo italiano, storicamente.org

 

Note alle immagini

4.3

Copertina e quarta di copertina di un quaderno scolastico, fine anni Trenta. Rappresentazioni della popolazione indigena etiope che esibisce il saluto romano a testimonianza della fascistizzazione in atto nella colonia italiana.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

4.4

Copertina e quarta di copertina di un quaderno scolastico, fine anni Trenta. Il breve testo che fa seguito al titolo è di per sé già significativo: “Civiltà”. Qui si compendiano tutti gli elementi della propaganda coloniale orchestrata dal regime fin dai primi mesi dall’inizio delle operazioni belliche. L’Italia di Mussolini porta, in quanto potenza occidentale, “il benessere e la tranquillità e soprattutto la salute”.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

4.5

Copertina e quarta di copertina di un quaderno scolastico, fine anni Trenta. L’immagine rievoca la marcia e la presa della città etiope di Dessiè -15 aprile 1936- che ha preceduto l’entrata delle truppe italiane ad Addis Abeba, decretando la vittoria italiana sull’esercito di Halié Salassié e la conseguente fondazione dell’Impero fascista.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

4.6

“Il falco ha volato”, testo e immagine contenuti in «Letture. I libro della IV classe elementare», 1939. Il documento cita il battaglione degli àscari, ovvero soldati indigeni delle truppe coloniali italiane.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

4.7.1

Composizione scritta per mano di un alunno in occasione della commemorazione dell’annuncio che Mussolini fece agli italiani informandoli dell’inizio delle operazioni belliche in Etiopia. «Il quaderno della Patria», scuola elementare “E. Fischi”, Genova, Ottobre 1936-1937.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

4.7.2

Composizione scritta per mano di un alunno in occasione della commemorazione dell’annuncio che Mussolini fece agli italiani informandoli dell’inizio delle operazioni belliche in Etiopia. “Il quaderno della Patria”, scuola elementare “E. Fischi”, Genova, Ottobre 1936/1937.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

4.8.1

Copertina di un quaderno scolastico, fine anni Trenta. Il sintetico testo, “I conti da regolare”, porta la firma di Margherita S. Sarfatti, giornalista popolare durante il ventennio che ha dedicato al Duce una biografia, scritta in inglese e pubblicata nel 1925.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

4.8.2

“I conti da regolare”, quarta di copertina di un quaderno scolastico, fine anni Trenta. Il sintetico testo, porta la firma di Margherita S. Sarfatti, giornalista popolare durante il ventennio che dedicò al Duce una biografia, scritta in inglese e pubblicata nel 1925.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

4.9

Copertina e quarta di copertina di un quaderno scolastico, fine anni Trenta. Il fascismo viene ritratto sotto molti aspetti nella sua opera ‘civilizzatrice’ in terra africana. Qui è l’educazione scolastica in favore dei fanciulli indigeni a rappresentare la ‘bontà’ dei conquistatori in quanto portatori di istruzione e di progresso culturale.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

4.10

Copertina e quarta di copertina di un quaderno scolastico, fine anni Trenta. Sulla sinistra è riprodotta la carta geografica che segna e indica i confini dell’Africa Orientale Italiana. Sulla destra il disegno che illustra quella “Sottomissione” che dà titolo all’immagine. Il gerarca fascista in posizione di supremazia, l’indigeno in divisa fascista con il fez rosso e con il tricolore in mano, la popolazione china ai piedi del conquistatore, compongono il quadro di quel razzismo coloniale propagandato dal regime con crescente insistenza e capillarità all’indomani della fondazione dell’Impero.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

4.11

L’Africa coloniale nel giardino della scuola, scuola di Lendinara, Rovigo, anno 1937.  Nel cortile dell’istituto, le allieve disegnano il continente africano colorando di bianco le colonie fasciste di Etiopia ed Eritrea.

Archivio storico Indire, Fondo fotografico

 

4.12

Copertina di diario scolastico della V ginnasio in cui è riportato il messaggio di propaganda coloniale di Mussolini, anno 1938-1939.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

4.13

Copertina del libro «Italia nostra. La conquista dell’Impero», 1939.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

4.14

Illustrazioni contenute nel frontespizio (a destra) e contro frontespizio (a sinistra) del libro «Italia nostra. La conquista dell’Impero», 1939.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

4.15

Testo e illustrazione contenuti in «Italia nostra. La conquista dell’Impero», 1939.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

4.16

Testo e illustrazione contenuti in «Italia nostra. La conquista dell’Impero», 1939.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

4.17

Alfabeto illustrato italiano-etiope denominato “L’alfabeto dell’Impero italiano”, contenuto in «Il Giornalino di Nonno Ebe», 6 dicembre 1936. La costruzione dell’Impero è passata non solo attraverso la conquista dei territori ma anche mediante l’immissione della lingua dei conquistatori imposta ai sudditi. Questo alfabeto era presente in ogni numero della rivista ed era ad uso anche di quei bambini italiani residenti in Etiopia che potevano così apprendere la lingua del posto nelle sue elementari espressioni di impiego quotidiano. Per quanto riguarda la fonte, Ebe era il nome d’arte di Ettore Boschi (1874-1955) che è stato l’autore di numerosi libretti, racconti e brevi romanzi destinati al pubblico più giovane fra cui il «Giornalino di Nonno Ebe» pubblicato fra il 1936 e il 1938.

Archivio storico Indire, Fondo librario

Sezione 5 – La propaganda razziale

Dalla fine del XIX secolo la classificazione di presunte e diverse razze umane conduce, nell’ambito delle scienze antropologiche, mediche e biologiche, culturali, umane e persino in quelle teologiche, a definire una netta gerarchizzazione delle razze reputate superiori con caratteristiche somatiche precise e di quelle reputate inferiori portatrici di speculari caratteristiche primitive, ferine, caricaturali. Negli anni Trenta del Novecento soprattutto, ripresero vigore le teorie dell’eugenetica ottocentesca (dal greco antico “di buona nascita”), in Italia particolarmente caldeggiate dalla redazione della rivista «La Difesa della razza», fondata nell’agosto del 1938 e dunque in piena campagna razziale del fascismo.

 

Bibliografia

Alberto Burgio (cur.), Nel nome della razza. Il razzismo nella storia d’Italia, 1999

Francesco Cassata, «La Difesa della razza». Politica, ideologia e immagine del razzismo fascista, 2008

Giorgio Israel-Pietro Nastasi, Scienza e razza nell’Italia fascista, 1998

 

Sitografia

La rivista della razza, Rai Scuola

Vittorio Caporrella, Le Leggi razziali e le immagini della propaganda. Percorso didattico iconografico, storicamente.org

Maria Coletti, Fantasmi d’oltremare, cinemafrica.org

 

Note alle immagini

5.1

Il popolare “Gioco dell’oca” rivisitato alla luce della conquista dell’Etiopia e della fondazione dell’Impero fascista. 1936-1937.

Si ringrazia Luigi Ciompi e Adrian Seville per l’utilizzo dell’immagine (www.giochidelloca.it)

 

5.2

Articolo tratto da «La Difesa della Razza», 1938.

Il 19 aprile 1937 è varato il Regio Decreto-Legge n. 880 (Sanzioni sui rapporti di indole coniugale tra cittadini e sudditi) che puniva con la reclusione da uno a cinque anni di carcere il bianco sorpreso in “relazione di indole coniugale con persona suddita”. Iniziava, con tale misura legislativa, il regime di separazione razziale.

 

5.3

Ritaglio di stampa contenuto nel quaderno della classe IV, scuola elementare femminile di Roccagorga, Latina, 1936-1937.

L’espansionismo italiano si giustificava nel momento in cui le colonie africane diventavano colonie di popolamento, ossia sede di trasferimento e di nuovo insediamento dell’eccedenza demografica dell’Italia e simbolo di superiorità della civiltà e della ‘razza’ italiana. Per questo la guerra d’aggressione contro l’Abissinia ha rappresentato l’occasione per attivare oltremare la politica razzista dell’Italia fascista.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

5.4

Copertina del primo numero de «La Difesa della Razza», 5 agosto 1938.

Nell’estate del 1938, il regime fascista affiancò alle politiche discriminatorie inaugurate nelle colonie dell’Impero, una serie di strumenti culturali utili a diffondere capillarmente il ‘verbo’ razzista presso l’opinione pubblica italiana. Fondata da Telesio Interlandi (1894-1965) nell’agosto del 1938, «La Difesa della Razza»  è concepita con lo scopo di illustrare e spiegare agli italiani, in base a presupposti pseudo-scientifici ed eugenetici, l’esistenza di una razza italica superiore e di razze biologicamente inferiori rispetto alle quali l’Italia imperiale deve difendersi per evitare contaminazioni che possano attentare alla sua integrità morale e fisica. La rivista conosce uno straordinario successo in termini di diffusione, contando 150.000 copie vendute già dal primo numero. È uno strumento costruito per rilanciare con maggiore incisività ed aggressività il veleno dell’antisemitismo e del razzismo, enfatizzando le ‘giuste’ politiche che il fascismo sta adottando per ‘risolvere’ la questione razziale tanto nelle colonie quanto in territorio italiano. La rivista cessa di essere pubblicata nel giugno del 1943.

 

5.5

Cartoline razziste ad uso delle truppe italiane in Etiopia ideate fra il 1935 e il 1936 dal disegnatore e fumettista Enrico De Seta (1908-2008). In ciascuna delle immagini è ribadita, sotto forma iconografica, la superiorità della ‘razza bianca’ su quella ‘nera’. Gli indigeni sono raffigurati alla stregua di uomini cavernicoli, lascive le donne, arrivando addirittura a divenire oggetto di souvenir esotico da spedire in madrepatria.

 

5.6

Copertina di un quaderno scolastico, fine anni Trenta. Gli stereotipi razzisti sono tutti presenti sia nel raffigurare l’autoctono in costumi ‘tribali’ e primitivi, sia nel linguaggio caricaturale che il disegnatore fa usare all’indigeno il quale diventa anche un cannibale confessando di aver mangiato il bianco “ieri a colazione”.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

5.7

Copertina di un quaderno scolastico, fine anni Trenta. La posizione fisica dei due personaggi richiama con ogni evidenza la gerarchia propria della logica razzista. L’allieva, vestita, insegna al bambino nero, seminudo, le regole della ‘civiltà’ partendo dal sillabario. Il contorno in sottofondo è tipico di quell’esotismo che frequentemente si ritrova nella pubblicistica di quegli anni, materiali scolastici inclusi.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

5.8

Copertina del periodico «Il giornalino di Nonno Ebe», 13 dicembre 1936. Nonno Ebe era il nome d’arte di Ettore Boschi (1874-1955) che è stato l’autore di numerosi libretti, racconti e brevi romanzi destinati al pubblico più giovane fra cui il «Il giornalino di Nonno Ebe» pubblicato fra il 1936 e il 1938. La copertina comunica i temi classici del razzismo fascista e in particolare della supremazia della razza bianca, ariana, italica.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

5.9

Copertina del settimanale «Storiella», 19 maggio 1935. Le vignette raccontano del piccolo volontario che parte alla volta della Somalia, altra colonia italiana, col proposito di civilizzarla.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

5.10

Copertina e quarta di copertina di un quaderno scolastico, fine anni Trenta. La storia parodistica di “Pancetta nera” compendia tutti gli elementi, iconografici e contenutistici, del razzismo fascista.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

5.11

Manifesto che promuove l’acquisto di giocattoli prodotti in Italia seguendo le politiche autarchiche promosse dal fascismo, 1936. Gli stereotipi razzisti si rendono palesi nell’abbigliamento dei due soggetti e nel bambino nero che diventa ‘oggetto’ di divertimento di quello bianco.

 

5.12

Copertina del periodico «Il giornalino di Nonno Ebe», 6 dicembre 1936. I giovani in divisa come conquistatori dei giovani indigeni pronti ad essere di buon grado fascistizzati.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

5.13

Storiella ad uso dei fanciulli, contenuta in «Il giornalino di Nonno Ebe», 6 dicembre 1936. Il protagonista, un giovane Balilla, incarna tutti i contenuti del razzismo coloniale il cui fine ultimo è quello di stabilire la supremazia della razza ‘ariana’ su quella nera.

Fonte: Archivio storico Indire, Fondo librario

 

5.14

Prima pagina de «I Diritti della scuola», 10 gennaio 1937.  La rivista era all’epoca la più letta dagli insegnanti elementari, ossia i principali attori preposti alla formazione delle giovani generazioni. In questo numero si dava spazio a quell’“opera di incivilimento” –come si legge in apertura della didascalia delle immagini- che i soldati italiani residenti in Africa orientale e nello specifico in Eritrea attuavano con zelante impegno e dedizione. La fascistizzazione dei giovani indigeni era in perfetta consonanza con la politica pedagogica totalitaria che il regime aveva già da tempo messo in atto nelle scuole italiane.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

5.15

Vignetta razzista. La donna nera, semi-coperta, è l’oggetto sessuale del maschio bianco conquistatore sia di territori sia dei corpi dei sudditi.

 

5.16.1

Testo e illustrazioni contenuti in «Il libro della seconda classe», 1936. Storiella in cui era la ‘giusta’ violenza che gli Italiani infliggevano ai sudditi nelle colonie conquistate a rendersi protagonista. In questo caso, le marionette e il gioco inscenato sotto forma di racconto assumono i contorni di quell’incitamento alla violenza fisica caratterizzante il fascismo fin dai suoi albori.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

5.16.2

Testo e illustrazioni contenuti in «Il libro della seconda classe», 1936. Storiella in cui era la ‘giusta’ violenza che gli Italiani infliggevano ai sudditi nelle colonie conquistate a rendersi protagonista. In questo caso, le marionette e il gioco inscenato sotto forma di racconto assumono i contorni di quell’incitamento alla violenza fisica caratterizzante il fascismo fin dai suoi albori.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

5.16.3

Testo e illustrazioni contenuti in «Il libro della seconda classe», 1936. Storiella in cui era la ‘giusta’ violenza che gli Italiani infliggevano ai sudditi nelle colonie conquistate a rendersi protagonista. In questo caso, le marionette e il gioco inscenato sotto forma di racconto assumono i contorni di quell’incitamento alla violenza fisica caratterizzante il fascismo fin dai suoi albori.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

5.17.1

Disegno contenuto nell’album «Politica razziale» realizzato dalla Regia scuola secondaria di avviamento professionale femminile “Cristoforo Colombo”, Taranto, Disegno grafico, scuola, 1938-1939. Simboli guerrieri –gli aeroplani- si uniscono nel disegno agli allievi in divisa fascista in procinto di entrare nella scuola con a fianco il ‘forte uomo rurale’ capace anch’egli di tramandare quello che apprenderanno poi nelle aule, ovvero, “le virtù intrinseche della razza ariana” come si legge nella didascalia apposta al disegno.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

5.17.2

Disegno contenuto nell’album «Politica razziale» realizzato dalla Regia scuola secondaria di avviamento professionale femminile “Cristoforo Colombo”, Taranto, Disegno grafico, scuola, 1938-1939.Elementi grafici e testuali inneggianti alla superiorità della “razza ariana” portatrice di progresso tecnico-scientifico.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

5.17.3

Disegno contenuto nell’album «Politica razziale» realizzato dalla Regia scuola secondaria di avviamento professionale femminile “Cristoforo Colombo”, Taranto, Disegno grafico, scuola, 1938-1939. Il tratto classicista del disegno rievoca la grandiosità della cultura dell’antica Roma che si reincarna in quella della Roma imperiale e fascista.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

5.17.4

Disegno contenuto nell’album «Politica razziale» realizzato dalla Regia scuola secondaria di avviamento professionale femminile “Cristoforo Colombo”, Taranto, Disegno grafico, scuola, 1938-1939. I fasti dell’antichità romana sono realizzati a mezzo di segni grafici che rimandano a quell’aspirazione coltivata da Mussolini, soprattutto a partire dagli anni Trenta, che leggeva il passato mitico e glorioso della Roma antica risorto e reincarnatosi nell’Italia fascista.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

Sezione 6 – L’antisemitismo

Termine coniato nel 1879 dal nazionalista tedesco Wihelm Marr il termine “antisemitismo” indica l’avversione per il popolo ebraico non comprendendovi, erroneamente, anche le popolazioni di origine araba. Diffuso in una copiosa libellista ad uso popolare e non anche nella letteratura, sulla stampa, nel cinema, entra a far parte come elemento legittimo nella cultura occidentale e nei programmi politici europei dalla fine del XIX secolo. Il fascismo si appropria, nella sua azione politico-normativa del 1938, di questa ideologia già accreditata e capillarmente diffusa nelle società europee. Questo è molto importante da tenere presente dal momento che non si spiegherebbe il ‘successo’ delle leggi razziali e l’assertività di gran parte del popolo italiano rispetto alla loro applicazione.

Emblematico di quanto stiamo dicendo è l’esplodere dell’Affaire Dreyfus in pieno Ottocento, il secolo del progresso, del laicismo e della modernizzazione delle società. Alfred Dreyfus (1859-1935), maggiore dell’esercito francese, è accusato di essere una spia dei tedeschi dopo la fine della guerra franco-prussiana del 1871 conclusasi con la sconfitta dell’esercito francese. Ritenuto reo di alto tradimento ai danni della patria nel 1894, il suo caso ha rappresentato il momento apicale in cui le componenti reazionarie dei movimenti dell’estrema destra francese e più largamente europea si imposero sulla scena pubblica internazionale.

 

L’antisemitismo fascista

Dalle politiche della razza dell’Impero e dalla costruzione del nemico fuori dai confini nazionali il fascismo punta nella direzione della costruzione un nemico interno identificato nell’ebreo in quanto appartenente a una minoranza religiosa considerata sovvertitrice dei valori cattolici e fascisti. Oltre all’apparato giuridico costruito appositamente nel corso dell’autunno del 1938, viene ideata e  predisposta anche un’imponente macchina propagandistica che introduce, nell’opinione pubblica nazionale, il cosiddetto “problema razziale” e la cosiddetta “questione ebraica” presentandoli come reali minacce per l’integrità della nazione e della stirpe italiana. Da tali presupposti derivava conseguentemente l’adozione da parte del regime di tutti gli strumenti legislativi necessari al ‘contenimento’ di tali pericoli.

Una delle prime iniziative ispirate ad un antisemitismo di tipo biologico del fascismo è la pubblicazione su tutti i maggiori organi della stampa nazionale «Manifesto della razza», il 14 luglio 1938. La pubblicazione del «Manifesto», e il successivo comunicato firmato dal Segretario del Partito Nazionale Fascista (PNF) Achille Starace, il 25 luglio successivo, mostrano non solo che la campagna antisemita gode del pieno appoggio dei mezzi di comunicazione, ma anche che il suo ‘naturale’ esito sarebbe stata l’introduzione in Italia di una normativa antisemita, voluta autonomamente dal regime senza alcuna pressione esterna, ovvero, tedesca.

Il 22 agosto 1938 viene effettuato il censimento degli ebrei allo scopo di contare e di conseguenza di schedare il numero degli ebrei che si trovavano in Italia, costituendo il presupposto per l’emanazione di una speciale normativa. Con i dati del censimento si intendeva mettere la popolazione dinanzi a un risultato che dimostrasse indiscutibilmente la presenza di un numero eccessivo di ebrei, così da creare consenso intorno a norme persecutorie necessarie a un loro contenimento. Il risultato di tale censimento disattendeva il battage propagandistico che lo aveva preceduto dal momento che gli ebrei presenti nella Penisola risultavano pari soltanto allo 0,1 per mille della popolazione complessiva.

La normativa antisemita del fascismo ha trovato la sua prima applicazione nel decreto del 5 settembre che ha colpito il settore scolastico, epurando in tutti i suoi gradi (dalla scuola elementare all’Università) docenti, personale amministrativo e allievi dichiarati di “razza ebraica”.

A garanzia di una maggiore efficacia di questa azione è l’ordine di censimento della popolazione scolastica ebraica emanato dal Ministero dell’Educazione Nazionale ai regi provveditorati allo studio e da questi ai direttori didattici perché effettuassero, scuola per scuola, un censimento funzionale alla successiva epurazione.

A fine settembre un ulteriore decreto-legge stabiliva la creazione nelle scuole elementari statali di sezioni speciali per gli alunni ebrei e la facoltà delle comunità ebraiche di istituire proprie scuole elementari.

I testi scolastici sono uniformati alla svolta razzista e la “difesa della razza” entra a far parte integrante del Primo e soprattutto del Secondo libro fascista.

 

Bibliografia

Enzo Collotti, Il fascismo e gli ebrei: le leggi razziali in Italia, 2003.

Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, 2005.

Monica Galfré, Il regime degli editori: libri, scuola e fascismo, 2005.

Michele Sarfatti, Mussolini contro gli ebrei. Cronaca dell’elaborazione delle leggi del 1938, 2017 .

 

Filmografia

Gli occhiali d’oro, di Giuliano Montaldo, 1987.

Concorrenza sleale, di Ettore Scola, 2001.

1938-Diversi, di Giorgio Treves, 2018.

 

Letteratura

Giorgio Nissim, Memorie di un ebreo toscano, 2005.

Camilla Benaim, Elisa Rosselli, Valentina Supino, Donne in guerra scrivono. Generazioni a confronto tra persecuzioni razziali e Resistenza (1943-1944), a cura di Marta Baiardi, 2018.

Lionella Neppi Modona Viterbo, Cronaca a due voci: storie, vicende, persecuzioni di una famiglia ebraica (1938-1945), 2017.

Sitografia

Leggi razzialiistoreto.it

Sui banchi di scuola al tempo delle leggi razziali. Laboratorio in Archivio, Archivio di Stato di Firenze

Leggi razziali, Rai Scuola

Ti racconto una storia: voci della Shoah. Le interviste italiane dello USC Shoah Foundation Institute for Visual History and Education

La persecuzione degli ebrei in Italia 1938 – 1945museoshoah.it

Flavio Febbraro, Enrico Manera, Bambini e basta. 1938: “Via da scuola, sei ebreo!”, novecento.org

 

Note sulle immagini

6.1

Quando i fascismi europei, fra gli anni Venti e Trenta del Novecento, conquistano il potere politico decretano misure restrittive e persecutorie contro le popolazioni ebraiche presenti in quei territori. Tali misure trovano un terreno fertile grazie alla lunga tradizione dell’antiebraismo cristiano, che si protrae sino al XX secolo.

Durante il caso processuale contro il capitano ebreo francese Alfred Dreyfus (1859-1935), ingiustamente accusato nel 1894 di alto tradimento sulla base di false testimonianze, riemergono vecchi pregiudizi e accuse. L’Affaire Dreyfus ha una vasta eco nell’opinione pubblica internazionale, alimentando divisioni ideologiche, dreyfusardi contro anti-dreyfusardi, e il coagularsi di correnti ideologiche antisemite. In quel medesimo periodo si assiste alla nascita e al successo, in termini elettorali, dei cristiano-sociali, movimenti politici della destra cattolica che hanno in Austria, in Ungheria e Cecoslovacchia la loro maggiore diffusione. Tali organizzazioni introducono nei loro programmi un antisemitismo che tende a limitare la presenza degli ebrei in tutti quei settori della vita pubblica che reputano essere dominati da loro. Con queste posizioni, che individuano nell’ebreo il capro espiatorio di tutti i mali, si attirano la simpatia non solo delle masse popolari ma anche di ampi settori del clero locale.

 

6.2

Agli inizi del XX secolo, l’antisemitismo europeo trova nel libro I Protocolli dei Savi di Sion la sua più compiuta manifestazione. Questo testo, prodotto dalla polizia segreta zarista che lo pubblica nel 1903, è proposto come un documento segreto in cui sono esposti e dettagliati i piani della conquista del mondo ad opera di una cospirazione guidata da un sedicente ebraismo internazionale. Il volume è accertato come un falso già a partire dagli anni Venti del Novecento per opera soprattutto della stampa britannica e definitivamente giudicato come falso-storico dal tribunale svizzero nel 1934. Il pamphlet è accolto con favore in Italia dagli ambienti cattolici e fascisti e pubblicato nel 1921 ad opera di Giovanni Preziosi, ex-sacerdote e figura di primo piano nella campagna antisemita di regime. I Protocolli diventano un vero e proprio bestseller nel 1937 e in seguito viene adottato come una delle fonti principali della propaganda dell’antisemitismo di Stato.

 

6.3

Frontespizio di un componimento dedicato a  “Canti della Germania” contenuto nel quaderno «1937-1938. In ascolto», raccolta di radiotrasmissioni dell’Ente Radio Rurale, scuola elementare di Genova, 20 maggio 1938. In occasione della visita in Italia di Hitler (3-9 maggio 1938) viene mobilitata la macchina propagandistica del regime che presenta l’incontro fra il Duce e il Führer come l’alleanza di due potenze invincibili, sostenute dai medesimi principi totalitari e appoggiati da un massivo consenso popolare. Al pari di altre istituzioni, la scuola viene chiamata a dare il proprio contributo all’esaltazione della visita su suolo italiano del dittatore tedesco. Questa fonte ci dice come l’evento è stato rievocato nel quaderno di un alunno.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

6.3.1

Compimento contenuto nel quaderno «1937-1938. In ascolto», raccolta di radiotrasmissioni dell’Ente Radio Rurale, scuola elementare di Genova, 20 maggio 1938.  Questo è un documento piuttosto originale nel suo genere poiché, nei materiali scolastici visionati, i simboli nazisti –a partire dalla svastica che ne è uno dei principali- non sono così consueti. Dopo un anno, attraverso il Patto d’Acciaio (22 maggio 1939), i due capi di Stato stringono un’alleanza politico-militare le cui trattative erano già iniziate nel 1938. Dunque l’apparato propagandistico si è mobilitato fin da quell’anno con lo scopo di enfatizzare Hitler in quanto stretto alleato e amico dell’Italia fascista. I due simboli –il Fascio Littorio e la Svastica- suggellavano quella vicinanza che di lì a qualche mese si sarebbe trasformata in un’alleanza ufficiale.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

6.3.2

Osservazioni dell’insegnante contenute nel quaderno «1937-1938. In ascolto», raccolta di radiotrasmissioni dell’Ente Radio Rurale, scuola elementare di Genova, 20 maggio 1938. In queste poche righe sono rappresentati i momenti che hanno scandito “le giornate italiane” del Führer. Attraverso le emozioni espresse da questa insegnante durante l’ascolto della radiotrasmissione dedicata all’evento, è possibile accedere all’universo emotivo di scolari e docenti mobilitato, costruito e orientato per l’occasione.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

6.4.1

Documento contenuto nella raccolta di elaborati sulle lezioni trasmesse per radio, scuola “Edmundo De Amicis”, Firenze, anno scolastico 1937-1938. Presentiamo qui un altro documento che si caratterizza per l’originalità non tanto dei contenuti quanto per la simbologia grafica apposta a corredo dello scritto. Questo tipo di comunicazione si fa veicolo di propaganda che filtra anche in documenti come questi, prodotti dal basso, testimoni privilegiati per accedere alla pervasiva e forzata adesione della scuola ai dettami autoritari del regime.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

6.4.2

Documento contenuto nella raccolta di elaborati sulle lezioni trasmesse per radio, scuola “Edmundo De Amicis”, Firenze, anno scolastico 1937-1938. Impressioni suscitate nell’alunno durante l’ascolto della radiotrasmissione dedicata alla cronaca della manifestazione al Vittoriano da cui si sarebbero affacciati Hitler e Mussolini per salutare la folla lì accorsa.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

6.4.3

Documento contenuto nella raccolta di elaborati sulle lezioni trasmesse per radio, scuola “Edmundo De Amicis”, Firenze, anno scolastico 1937-1938. Estratto di un componimento scritto in occasione della visita in Italia di Hitler. L’enfasi posta sulle organizzazioni giovanili di ambedue le dittature sono visibili in questi materiali che, come nei precedenti, mettono al centro figure di fanciulle e fanciulli vestiti nelle rispettive divise fascista e nazista.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

6.4.4

Documento contenuto nella raccolta di elaborati sulle lezioni trasmesse per radio, scuola “Edmundo De Amicis”, Firenze, anno scolastico 1937-1938.  La fratellanza fra fascismo e nazismo è incarnata nell’amore che i giovani dimostrano verso i rispetti capi. La gioventù è stata un soggetto politico centrale per i tentativi del regime di realizzare le ambizioni totalitarie nutrite fin dalle origini. La fascistizzazione e dunque l’omologazione completa della società italiana ha conosciuto un impulso decisivo alla fine degli anni Trenta, in prossimità dunque dell’inizio del secondo conflitto mondiale, e ha coinvolto in maniera crescente, progressiva e insistente i giovani in quanto soldati dell’esercito di domani.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

6.4.5

Documento contenuto nella raccolta di elaborati sulle lezioni trasmesse per radio, scuola “Edmundo De Amicis”, Firenze, anno scolastico 1937-1938.  La fratellanza fra fascismo e nazismo è incarnata nell’amore che i giovani dimostrano verso i rispetti capi. La gioventù è stata un soggetto politico centrale per i tentativi del regime di realizzare le ambizioni totalitarie nutrite fin dalle origini. La fascistizzazione e dunque l’omologazione completa della società italiana ha conosciuto un impulso decisivo alla fine degli anni Trenta, in prossimità dunque dell’inizio del secondo conflitto mondiale, e ha coinvolto in maniera crescente, progressiva e insistente i giovani in quanto soldati l’esercito dell’esercito di domani.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

6.5

Una delle prime iniziative ispirate ad un antisemitismo di tipo biologico del fascismo è la pubblicazione su tutti i maggiori organi della stampa nazionale del «Manifesto della razza» o «Manifesto del razzismo italiano», il 14 luglio 1938. La pubblicazione del «Manifesto» e il successivo comunicato firmato dal Segretario del Partito Nazionale Fascista (PNF) Achille Starace, il 25 luglio successivo, mostrano non solo che la campagna antisemita gode del pieno appoggio dei mezzi di comunicazione, ma anche che il suo esito più prossimo sarebbe stata l’introduzione in Italia di una normativa antisemita, poi effettivamente promulgata fra il settembre e il novembre del 1938.

 

6.6

Il quotidiano torinese «La Stampa» insieme ad altre testate del giornalismo italiano annunciava il decreto di espulsione da tutte le scuole e università del Regno d’Italia di coloro appartenenti alla cosiddetta “razza ebraica”.

 

6.7

Il capo del fascismo annuncia alla folla esultante la promulgazione delle leggi razziali. Trieste, 18 settembre 1938.

 

6.8

La tenuta di San Rossore, a Pisa, dove il Re Vittorio Emanuele III dette, con la propria firma, l’assenso alla promulgazione delle leggi razziali del fascismo, 5 settembre 1938.

 

6.9

Dichiarazione di appartenenza alla razza ebraica da parte di un’allieva di otto anni. Nell’anno scolastico 1938-1939 alunni e docenti di origine ebraica potevano, rispettivamente, frequentare e insegnare nelle scuole ebraiche appositamente create dal fascismo per tutti coloro che, per motivi ‘razziali’, erano stati espulsi dalle scuole del Regno con il decreto del 5 settembre 1938.

 

6.10

Il «Corriere della sera» annuncia l’11 novembre 1938 l’approvazione di un’ulteriore integrazione alla normativa antisemita che era andata progressivamente arricchendosi da settembre, di nuove restrizioni e divieti antiebraici destinati ad ampliarsi negli anni successivi.

 

6.11

Una delle rubriche di cui si componeva la rivista «I diritti della scuola», era il «Corriere scientifico letterario» i cui argomenti erano principalmente incentrati sulla cultura pedagogica e i suoi prodotti culturali. In questo numero del 20 ottobre 1938 si esponeva una sintetica storia del razzismo, delle sue evoluzioni nella storia dell’umanità fino ad arrivare ai tempi attuali. In quest’ottica, il presente richiedeva un intervento di discriminazione di quegli elementi ritenuti ‘razzialmente impuri’ davanti ai quali il regime aveva ‘prontamente’ risposto adottando misure legislative ideate ad hoc al fine di mantenere intatta l’integrità della ‘razza italica’.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

6.12

Articolo dedicata al Razzismo italiano firmato dall’autore sotto lo pseudonimo Historicus, pubblicato in «I diritti della scuola», 6 novembre 1938.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

6.12.1

Seconda parte dell’articolo dedicata al Razzismo italiano firmato dall’autore sotto lo pseudonimo Historicus, pubblicato in «I diritti della scuola», 6 novembre 1938.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

6.13

Copertina de «L’Italia marinara. Rivista mensile della Lega navale italiana», dicembre 1938. La rivista illustrata era diretta dal segretario del Partito Nazionale Fascista, Achille Starace, che enfatizza il ruolo della razza italica nell’espansionismo che il fascismo perseguiva nel bacino del Mediterraneo presentandosi come nazione capace di determinare gli equilibri politico-militari della regione. Il mare costituiva l’elemento unificante e vivifico della superiorità degli Italiani su tutte le altre popolazioni lì presenti.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

6.14

Articolo apparso su «L’Italia marinara. Rivista mensile della Lega navale italiana», dicembre 1938.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

6.14.1

Seconda parte dell’articolo apparso su  «L’Italia marinara: rivista mensile della Lega navale italiana», dicembre 1938.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

6.15

Copertina della rivista «L’Italia marinara. Rivista mensile della Lega navale italiana», settembre 1938.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

6.15.1

Articolo apparso su «L’Italia Marinara. Rivista mensile della Lega navale italiana», settembre 1938. Nel testo si illustrano le caratteristiche che avrebbero condotto al dominio del mare da parte della superiorità presunta della ‘razza italica’.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

6.15.2

Seconda parte dell’articolo apparso su «L’Italia Marinara. Rivista mensile della Lega navale italiana» settembre 1938.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

6.16.1

Estratto da «L’aratro e la spada. Letture per la III classe dei centri rurali», 1941. I giovani e le organizzazioni entro cui erano irreggimentati furono capillarmente mobilitati per la propaganda razziale del regime.

Archivio storico Indire, Fondo materiali scolastici

 

6.16.2

Estratto da «L’aratro e la spada. Letture per la III classe dei centri rurali», 1941.

Archivio storico Indire, Fondo librario

 

6.17

Sequenza di vignette antisemite pubblicate sul giornale «Il Balilla» nel novembre 1938. I giovani fascisti erano quotidianamente educati e sensibilizzati al ‘problema razziale’ e all’urgenza di difendere la razza italica attraverso le manifestazioni più diverse: dalle radiotrasmissioni alla pubblicistica scolastica, dalle parate para-militari inneggianti alla purezza razziale alla satira giornalistica e via discorrendo. In questa sede si narra della vicenda di un tale “Assalonne Mordivò”, figura caricaturale dell’ebreo –grasso, dal naso adunco, barbuto- intento a lucrare con l’inganno l’ingenuo Pierino. Prontamente ‘smascherato’ dal giovane Figlio della Lupa che lo mette in fuga dall’Italia con un gesto di violenza, richiamando così le misure d’espulsione previste dalle leggi razziali, ad Assalonne Mordivò non resta che prendere la via per l’estero (vignetta finale).

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