Ricerca per l'innovazione della scuola italiana
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Per gioco e sul serio

Questa mostra trae origine dal riordino di una sezione importante del patrimonio bibliografico-documentario dell’Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa (Indire) di Firenze: il Fondo Antiquario di Letteratura giovanile. Questo – sebbene parzialmente lacunoso e non includente la totalità dell’editoria italiana tra i secoli XIX e XX – ci offre una ricca e preziosa testimonianza, unica quasi nel panorama italiano, della nascita e dell’evolversi della letteratura per ragazzi e dell’editoria specializzata nel settore, in modo particolare quella rivolta alle letture ‘per la scuola, la famiglia ed il popolo’.
La ricchezza dei fondi librari Indire si lega a una delle finalità prioritarie che l’Ente ebbe sin dai suoi esordi, ovvero, fungere anche da centro di raccolta di tutte le pubblicazioni destinate ai bambini e ai ragazzi in lingua italiana e non solo. La formazione del Fondo Antiquario di Letteratura giovanile si riconduce, infatti, alla Mostra Didattica Nazionale (Firenze, 1925), che espose i risultati della Riforma Gentile del 1923 e le innovazioni in corso in quegli anni nel sistema scolastico italiano. Nel dopoguerra, con la ripresa dell’attività dell’istituto, ormai Centro Didattico Nazionale di Studi e Documentazione (CDNSD), si ebbero nuove acquisizioni di volumi così che la sezione di letteratura giovanile andò rinnovandosi e ampliandosi ulteriormente.

Nel percorso abbiamo cercato di evidenziare alcuni degli aspetti salienti che, tra i due secoli, hanno caratterizzato l’editoria per ragazzi. In primo luogo la necessità di porsi come strumento educativo e di formazione, in parallelo, e mai in contrasto con questa finalità, vi troviamo il tema dello svago e del gioco, che attraversa sia la letteratura dell’Ottocento, sia i libri e poi le riviste del Novecento, in cui le immagini, i colori e la grafica saranno aspetti via via non meno preponderanti.

L’illustrazione è infatti l’altro fil rouge: dalle tavole fuori testo ottocentesche, riutilizzate e adattate da altri testi, gradualmente si creeranno illustrazioni appositamente pensate per quei racconti, opera di artisti e pittori spesso prestati alla grafica. Nel Novecento, i progressi delle tecniche di stampa, l’introduzione del colore e staff di abili disegnatori, saranno determinanti a far sì che la letteratura per i giovani raggiunga, con crescente efficacia, l’obiettivo di ‘educare divertendo’.

 

I testi sono tratti dal volume Per gioco e sul serioLibri di ricreazione e libri di lettura del Fondo Antiquario di letteratura giovanile Indire, P. Giorgi, M. Zangheri, I. Zoppi (a cura di), (Firenze, Indire, 2018) e dall’omonima mostra allestita presso M9 – Museo del ’900 di Mestre, VE (11 settembre-6 ottobre 2019).

Maestre e maestri

L’immagine della professione docente è presentata attraverso una selezione di fotografie dei fondi Indire che ‘per immagini’, raccontano alcune delle svolte avvenute nel lungo cammino verso una regolamentazione strutturata della formazione degli insegnanti in Italia, dalle prime leggi di fine Ottocento fino alla contemporaneità.

Un’indagine sul mondo della scuola analizzato attraverso lo ‘sguardo fotografico’ in cui ‘rintracciare’ la figura del docente – talvolta posta in secondo piano o quale soggetto apparentemente secondario sullo sfondo della ripresa –  la cui presenza è determinante e contestualizzabile nel racconto ricercato dall’obbiettivo, il quale testimonia la storia dei percorsi di trasformazione delle metodologie didattiche, dei processi formativi, del mutare dei codici di auto-rappresentazione della Scuola, e della definizione del ruolo docente nella società scolastica e comunitaria.

 

Ricerca fotografica a cura di I. Zoppi

I testi, a cura di P. Giorgi e R. Calgaro, I. Zoppi, sono tratti dalle pubblicazioni:

Confini. L’avventura dell’istruzione in territori periferici, P. Giorgi, I. Zoppi (a cura di), catalogo dell’omonima mostra (Roma, Auditorium Parco della Musica, 2-8 dicembre 2019), Firenze, Indire, 2019.

P. Giorgi e R. Calgaro, Maestre di frontiera Storie di piccole scuole nel lungo corso del XX secolo, Quaderno delle Piccole scuole –  N. 2 – Studi, 2020.

P. Giorgi e R. Calgaro, Scuole di confine: vita da maestra nelle periferie del nascente stato italiano, in «Formazione e insegnamento», V. 18 n. 1 (2020): Supplemento, pp. 30-42.

Tutte le fotografie, se non diversamente indicato, provengono dall’Archivio storico Indire, Fondo fotografico; Fondo Giuseppe Lombardo radice; Fondo Maestro Caputo.

“Un giorno di scuola”

Nel gennaio 1961 il CDNSD italiano (Centro Didattico Nazionale di Studi e Documentazione), antecedente istituzionale dell’attuale Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa), bandisce il concorso fotografico “Un giorno di scuola”, iniziativa che si pone nell’ambito della sua più ampia ricerca documentaria sulla scuola italiana oltre che sulle attività espressive e il disegno infantile. La proposta è aperta alle scuole italiane di ogni ordine e grado (categorie studenti, decenti, istituti)  e viene promossa anche attraverso il bollettino dallo stesso Centro, «Esprimersi», secondo cui i più meritevoli e i vincitori avrebbero visto le proprie ‘opere’ pubblicate e oggetto di una mostra itinerante.

Una ricerca, in parte in corso, si è proposta il fine di rintracciare nel Fondo fotografico dell’Archivio storico Indire, le fotografie provenienti da quel concorso, riunire le serie disgregate, grazie al reperimento di una serie di carteggi che riportano le didascalie e le “trame” allegate a quelle che si sono identificate come serie fotografiche narranti.

Si è anche analizzato quali siano state le pratiche comunicative e gli immaginari mediali di riferimento, quali quelli perseguiti attraverso tale attività e nello specifico uso del medium fotografico. Nel contempo, i dati emersi integreranno la catalogazione (del 2012) delle serie e delle fotografie oggetto di questa ricerca e in parte inedite, offrendo, si auspica, nuove possibilità d’analisi e contribuendo al panorama storiografico che utilizza la fotografia come fonte, in particolare nell’ambito della storia dei processi formativi, e della Public History. La nuova lettura delle serie infatti, le configurerebbe come un esempio passato di Crowdsourcing promosso dal Centro; memorie autobiografiche realizzate “dal basso”, da chi svolse e decise di narrare così la propria vita e memoria scolastica.

Guarda la mappa delle provenienze delle fotografie del Concorso “Un giorno di scuola”

Approfondisci nel catalogo fotografico Fotoedu 

 

Attività didattiche

A seguito dello studio e alla possibilità di leggere con nuovo e idoneo approccio tali materiali, ora resi fruibili on line, sono ora ipotizzabili attività didattiche con l’uso delle serie fotografiche riaggregate, quali digital storytelling in un’ottica di analisi passato-presente, laboratori di analisi storiografica e di lettura dell’immagine-didascalia, o drammatizzazione delle narrazioni fotografiche e testuali, atte a interpretare, rileggerne e consapevolmente analizzarne le storie.

Guarda la digital collection di queste selezionate serie riaccorpate nelle loro sequenze originali e proponi un’attività:

  • Leggi le didascalie, racconta la storia: leggendo le didascalie e guardando le immagini, teatralizza la ‘trama’ narrativa, interpreta le sensazioni del narratore e dei soggetti rappresentati, immagina e descrivi i luoghi.
  • Racconta le parti mancanti: cerca e intervista testimoni: Le fotografie sono state scattate nel 1961, rintraccia tra parenti o amici di famiglia  chi in quell’anno aveva almeno 6 anni e intervistalo, cosa ricorda dei propri giorni di scuola? Confronta con le fotografie e crea una digital storytelling.
  • Cerca i luoghi: ieri e oggi... : Conosci i luoghi e gli ambienti rappresentati o puoi (anche attraverso il web) rintracciarli? Come sono cambiati paesaggi, aule, oggetti di scuola…?

 

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Matteotti Cento (1924-2024). Cento anni di antifascismo e coraggio

Giacomo Matteotti è stato un uomo politico italiano, deputato per tre legislature, fra il 1919 e il 1924. Segretario del Partito Socialista Unitario, Matteotti si distinse per la sua intransigente opposizione alle violenze e illegalità dello squadrismo fascista, per la quale fu rapito e ucciso nel giugno 1924. Nel centenario della sua morte, la sua figura  assume ancora più rilevanza, non solo come esempio di coraggio e di coerenza, ma anche come monito contro le insidie del totalitarismo e a difesa della democrazia.

Attraverso un percorso articolato in sei sezioni, la mostra virtuale ripercorre la vita di Matteotti, inquadrandola nel contesto storico-politico dell’epoca e approfondendo i temi a lui più cari, come la pace.       

Le sezioni della mostra:

Il contesto storico-culturale: La prima sezione offre una panoramica dell’Italia del primo Novecento, un periodo di grandi fermenti sociali e politici, segnato dall’avvento del fascismo.

Chi era Giacomo Matteotti: Attraverso documenti, immagini e video, questa sezione presenta la biografia di Matteotti, delineandone il profilo umano e politico.

Il delitto: Vengono ricostruiti i tragici eventi del 10 giugno 1924, quando Matteotti fu rapito e ucciso dai fascisti.

Matteotti nei media: La sezione esplora come la figura di Matteotti è stata rappresentata dai media nel corso del tempo, dalla stampa al cinema.

Il ricordo: La memoria di Matteotti e la sua eredità politica sono al centro di questa sezione, che presenta le iniziative commemorative a lui dedicate.

Il pacifismo: L’impegno di Matteotti per la pace è approfondito in questa sezione, che ripercorre le sue battaglie contro la guerra e la violenza.     

Nell’era digitale, la creazione di una digital collection rappresenta un modo innovativo per rendere accessibile a un pubblico ampio e diversificato la storia di un uomo che ha lottato per la libertà e la democrazia. La sua storia è un monito contro ogni forma di totalitarismo e un esempio di impegno civile da non dimenticare.                                                    

La mostra virtuale integra in modo multimediale e multidisciplinare le fonti selezionate, in primo luogo quelle dell’Archivio della Fondazione Turati, che possiede le carte Matteotti, donate dalla famiglia, e di vari altri archivi fra cui l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico di Roma, l’Archivio storico dell’ Istituto Luce, gli archivi della Fondazione Alinari per la Fotografia – FAF Toscana e del portale Rai Scuola.

 

Progetto a cura di: Pamela Giorgi, Azzurra Gasparo

Testi e selezioni fonti: Azzurra Gasparo

 

Letture e figure dal mondo

Nel 2018 si è concluso il riordino e la catalogazione della sezione in lingua italiana del Fondo antiquario di letteratura giovanile, nell’ottica, ormai avviata da anni, di una riqualificazione e di una costante valorizzazione del patrimonio bibliografico-documentario dell’Istituto nazionale di documentazione innovazione e ricerca educativa (Indire) di Firenze. Il lavoro, che ha visto anche un’indagine storica della costituzione del Fondo e un’analisi dei contenuti, è stato reso disponibile con la pubblicazione Per gioco e sul serio. Libri di lettura e ricreazione del Fondo Antiquario di letteratura giovanile Indire (Giorgi, Zangheri, Zoppi, 2018) oggetto di una mostra (M9-Museo del ’900, Mestre, VE, 11 settembre-6 ottobre 2019) e di una sua versione virtuale. Indire ha in seguito proseguito l’attività di ordinamento, ricerca e catalogazione anche della parte relativa alle pubblicazioni di tale Fondo in lingua straniera, che ha riguardato circa 300 volumi tra monografie e periodici, spesso non presenti sui cataloghi on-line italiani e stranieri.

Il Fondo comprende le sezioni in lingua francese (databili tra Sette e Novecento), in lingua tedesca e inglese (databili tra Otto e Novecento) e un consistente nucleo di libri e albi cartonati per ragazzi nelle più svariate lingue (russo, spagnolo,  cecoslovacco, danese, arabo…) compresi tra gli anni Quaranta e Settanta dello scorso secolo.

Il lavoro è stato oggetto della pubblicazione:

  • P. Giorgi, M. Zangheri, I. Zoppi, Letture e figure dal mondo. Libri illustrati in lingue straniere nel Fondo antiquario di letteratura giovanile di Indire, in «Biblioteche oggi», n. 38, 2020, pp. 40-52.
  • Catalogo del Fondo antiquario di letteratura giovanile in lingua straniera Indire, M. Zangheri (a cura di), Firenze, Indire, 2021 – Consulta il catalogo – Mostra virtuale

Confini

Con gli scatti fotografici prescelti abbiamo voluto far cenno, senza pretese di esaustività, ad alcuni dei molteplici aspetti dell’excursus storico di quelle che oggi definiamo ‘piccole scuole’ e che di fatto vedono i propri antecedenti nei presidi della scolarizzazione di massa disseminati, a partire dal periodo post unitario, in tutte le zone più remote del paese. I luoghi, gli ambienti e le persone ritratti inducono inevitabilmente a riflettere, non solo, su di un segmento rilevante della storia dell’educazione e delle istituzioni educative, ma anche su quelle trasformazioni profonde, di ordine antropologico, culturale, sociale, economico e territoriale, che hanno investito l’Italia in oltre un secolo e mezzo di vita nazionale.

Le immagini provengono per la maggior parte da un archivio fotografico ben più ampio, quello dell’Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca educativa (Indire), composto da oltre 14mila immagini di scuola italiana per il periodo cronologico compreso tra il termine del XIX secolo e i primi anni ‘70 del XX secolo.

 

I testi sono tratti dal volume Confini. L’avventura dell’istruzione in territori periferici, P. Giorgi, I. Zoppi (a cura di) Firenze, Indire, 2019, e dall’omonima mostra allestita presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma (2-8 dicembre 2019).

Il Fondo di elaborati e sussidi didattici

Nel 1925 fu organizzata a Firenze la prima Mostra didattica nazionale (1 marzo-15 aprile), promossa dal professor Giovanni Calò, ordinario di pedagogia all’Università degli Studi di Firenze, al fine di raccogliere ed esporre materiale didattico proveniente da tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado. Con la chiusura della Mostra, Calò propose ed ottenne dal ministro della Pubblica Istruzione Pietro Fedele, di realizzare una mostra permanente per non disperdere ma valorizzare i materiali raccolti. Nelle sale messe a disposizione in via Laura dalla Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’università fiorentina, nacque così il primo nucleo dell’odierno patrimonio documentale di Indire, il Museo didattico Nazionale.

La definitiva istituzionalizzazione avvenne qualche anno più tardi e, nel 1941, fu istituto il Centro Didattico Nazionale (CDN), il quale inglobò il museo nella nuova sede di Palazzo Gerini dove tuttora, da Indire, è conservato il fondo storico.

L’allestimento museale del 1941 era articolato in sezioni in cui ogni sala era dedicata a uno specifico settore d’insegnamento, in base alla provenienza del grado scolastico: secondo i suoi ideatori, non doveva essere solo uno luogo di mera conservazione, ma un ‘laboratorio’ di ricerca nel quale raccogliere e analizzare le migliori pratiche educative prodotte all’interno della scuola italiana.
Se nelle sale del piano terreno si dava ampio spazio alla documentazione ‘storica’ dei metodi d’insegnamento dell’antichità, nelle sale del primo piano, dedicate alla scuola secondaria e all’istruzione tecnica, si trovavano i materiali più propriamente tecnico-scientifici che il museo metteva in esposizione. Il museo accoglieva infatti, sia sussidi didattici inviati dalle scuole, sia strumenti tecnici autoprodotti dagli alunni, che erano contemporaneamente testimonianza della messa in atto della formazione e dell’attività quotidiana svolta, e sussidi per lezioni successive. IL CDN non mostrava solo la ‘didattica della scienza’, ma anche i suoi risultati e punti di forza attuali, tentando di mantenerne viva la valorizzazione. Il museo mantenne sempre un rapporto diretto con le industrie locali, già fornitori di materiali per la mostra del 1925, e nelle sale erano infatti esposti oggetti provenienti da ditte specializzate, quale il Siderarium per lo studio della volta celeste costruito dalle Officine Galileo di Firenze.

Negli anni del dopoguerra molti di quegli oggetti sono stati restituiti alle scuole di origine o in parte persi a causa dei danni dell’alluvione. I pezzi superstiti sono tuttora conservati nelle sale e negli ambienti della sede fiorentina di Indire.

Il Fondo di elaborati e sussidi didattici è oggi composto di 54 elaborati prodotti da scuole d’arte e tecniche-professionali. Rientrano in questo fondo anche oggetti ‘artistici’ quali sculture lignee, terrecotte e oggetti a sbalzo realizzati da istituti d’arte e scuole tecniche-artistiche. Tali manufatti si caratterizzano per essere frutto di competenze non solo manuali, ma anche tecniche, perché realizzati con strumentazioni professionali quali torni meccanici, frese e macchine da taglio per la lavorazione del marmo e altiforni per la cottura delle ceramiche.

Palazzo Gerini

L’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (Indire)  nasce nel 1925 a Firenze come Mostra didattica nazionale sui prodotti delle scuole “nuove”, quelle che realizzavano l’idea di Giuseppe Lombardo Radice di una didattica intesa come esperienza “attiva”. Nel 1929, per dare una sede permanente alla Mostra, viene istituito il Museo Didattico Nazionale che nel 1941 diviene Centro Didattico Nazionale (CDN), nel 1953 Centro Didattico Nazionale di Studi e Documentazione (CDNSD) e nel 1974 Biblioteca di Documentazione Pedagogica (BDP). Durante gli anni Ottanta, la Biblioteca è stata protagonista di un pionieristico utilizzo delle tecnologie digitali che ha rivoluzionato l’idea stessa di documentazione didattica, facendone un innovativo motore di diffusione della conoscenza.

L’Ente ha mantenuto sempre la stessa sede: dal 1925 si trova nel centro di Firenze, nel quartiere di Santa Croce, all’interno del rinascimentale Palazzo Gerini, ristrutturato tra il 1937 e il 1941 dall’architetto Giovanni Michelucci che ne ha progettato anche gli arredi interni.

 

Tutte le fotografie della gallery, se non diversamente indicato, sono del Fondo Fotografico Indire.

 

100 immagini di libri di scuola

La costituzione dell’importante collezione antiquaria e conservata tra i fondi librari dell’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca educativa (Indire), si lega indissolubilmente alla nascita del suo antecedente istituzionale, il Museo Nazionale della Scuola, erede della Mostra didattica Nazionale del 1925. Era il marzo del 1925 quando a Firenze venne inaugurata la Mostra Didattica Nazionale. Questa aveva alle proprie spalle due figure di pedagogisti insigni: Giuseppe Lombardo Radice (Direttore generale all’Istruzione elementare dal 1922 al 1924 ed una delle anime della Riforma del Ministro Giovanni Gentile) e Giovanni Calò (già sottosegretario del Ministero della Pubblica Istruzione per le antichità e le belle arti durante il primo Ministero Facta e professore ordinario di Pedagogia all’Università degli Studi di Firenze), che presiedeva il suo comitato ordinatore.

Dopo la chiusura della mostra, grazie all’interesse di Calò, la parte più originale del materiale esposto restò permanentemente ordinata a Firenze in quello che fu chiamato Museo Didattico Nazionale e che ebbe iniziale disposizione in due ampi saloni posti a pianterreno delle ex-Scuderie Reali, per poi essere annesso all’Università degli Studi di Firenze e collocato nella sede della Facoltà di Scienze politiche e sociali.

Il progetto si definì però compiutamente qualche anno dopo, con il Regio Decreto 11 ottobre 1929 n. 1948, per mezzo del quale il Museo Didattico Nazionale venne eretto in ente morale e Calò nominato suo direttore.

Qualche anno più tardi con il Regio Decreto 26 agosto 1937 n. 1570, il Museo Didattico Nazionale assunse la denominazione di Museo Nazionale della Scuola e fu dotato anche un collezione libraria che comprendeva: la stampa periodica per l’infanzia, i libri di testo e quelli di letteratura infantile, oltre ad un cospicuo numero di volumi antiquari di argomento educativo che costituivano parte integrante dell’allestimento museale. Si venne così costituendo un primo prezioso nucleo librario che poi fu destinato ad implementarsi negli anni.

Il museo restò aperto fino all’imperversare degli eventi bellici, che fecero sì che si dovesse optare per la chiusura dell’istituto. Nel dopoguerra Il nuovo Museo riallestito in Palazzo Gerini, continuò le acquisizioni librarie andando a costituire il primo nucleo della biblioteca antiquaria.

La prima sala in cui i visitatori si trovavano era quella della Romanità, cui facevano seguito quella etrusca e del Medioevo. La sala del Rinascimento ospitava opere originali e facsimili che illustravano l’attività educativa e letteraria a partire dagli ultimi anni del Trecento fino a tutto il Cinquecento. Una sezione era dedicata a Giovanni Boccaccio (la cui figura dominava nella riproduzione a grandezza naturale di un’opera di Andrea del Castagno nel cenacolo dell’ex convento di Sant’Apollonia di Firenze), che con Francesco Petrarca aveva dato inizio al movimento di rinascita degli studi classici, alla fondazione di biblioteche, alla ricerca di testi latini. In quella stessa stanza si trovava poi un facsimile di una traduzione del Phormio di Terenzio, dei primi esercizi di scrittura greca, dell’approvazione della Signoria di Firenze per la lettura dell’opera di Dante.

Ancora libri, autografi, facsimili e stampe arredavano la sala del Seicento, che comprendeva ciò che era relativo alla scuola dell’età Barocca del Concilio tridentino nei primi anni del secolo XVIII, quando fu interessata e investita da tutta le necessità della controriforma cattolica. La controriforma favorì tra le altre cose il sorgere dei collegi fondati dagli Oratoriani, dagli Scolopi e dai Gesuiti, che ebbero in Italia uno dei momenti più importanti della loro storia. Questi, che si proponevano di giungere alla formazione morale e spirituale dei giovani attenendosi ai principi della religione cattolica, divennero una delle più importanti roccaforti della Chiesa di Roma contro la Riforma protestante. Anche la sala del Settecento conservava libri ed originali manoscritti, documenti, facsimili, attestanti uno dei momenti più importanti della storia della pedagogia sia per l’incremento numerico e d’importanza delle scuole che si vollero pubbliche e sotto la tutela dello Stato, sia per l’avanzamento del problema educativo e didattico in primo piano.

Chiudeva il percorso la sala dell’Ottocento in cui erano disposti trattati sull’educazione del XIX secolo, testi scolastici, piani di studio, opere sulla storia delle istituzioni scolastiche ed educative.

L’acquisizione dei volumi che sono poi andati a costituire il fondo ‘antiquario’ è dunque da ricondurre a questa prima fase dell’attività istituzionale dell’ente e alla sua funzione museale.

Da sottolineare che la collezione libraria in questione è stata pensata e organizzata in modo affatto casuale ma specifico, tanto da far emergere i libri che lo compongono nella piena evidenza della loro ratio essendi. Questo è un aspetto che deve essere considerato come elemento di valore aggiunto: una collezione come questa di INDIRE, così precisamente pensata e organizzata, può contribuire a ricordare questa svolta epocale (passata attraverso i glossari, repertori, il lavoro di tipografi, come il celebre veneziano Aldo Manuzio) che ebbe anche larghe ripercussioni sulla vita scolare.

 

I testi sono tratti dal volume 100 immagini di libri di scuola. Il Fondo Antiquario del Museo Nazionale della Scuola di Firenze (secoli XVI-XVIII) – INDIRE, A. Anichini e P. Giorgi (a cura di), Firenze, all’Insegna del Giglio, 2013.  Acquista – Consulta la pubblicazione 

Progettazione gallery:  Irene Zoppi

Nessuno escluso

Nel 1977, con la Legge 517, l’assetto della scuola italiana cambia drasticamente: le scuole speciali e le classi differenziali vengono abolite e il nostro paese intraprende con fermezza la strada dell’inclusione, una scelta che introduce un modello pedagogico avanzatissimo e che costituisce tuttora un unicum nel panorama europeo. La strada che porta all’inclusione è lunga. Per lungo tempo ritenute “ineducabili” e oggetto di esclusione sociale, le persone con disabilità trovano un primo riconoscimento dei loro bisogni educativi nelle istituzioni speciali. L’inserimento nelle classi comuni segnerà un punto di svolta, realizzando il dettato costituzionale del diritto allo studio e contribuendo al superamento di una visione elitaria e autoritaria della scuola.

Le cinque sezioni tematiche narrano per immagini la storia e l’evoluzione del processo inclusivo dagli anni Trenta a oggi. I bisogni educativi di bambini e ragazzi con disabilità sono documentati nell’ambito dei luoghi e spazi scolastici, dei metodi e degli strumenti didattici, della cura del corpo, della socialità, e della preparazione al mondo del lavoro.

Tra le immagini, quelle provenienti dall’Archivio Storico Indire presentano un contesto specifico della storia dell’integrazione scolastica, ancora legato alle scuole speciali e alle classi differenziali. I limiti cronologici del fondo fotografico Indire, infatti, coprono un arco temporale che non supera gli anni Sessanta, permettendo un’analisi storicizzata del tema a partire dagli anni Trenta. Affiancando però le immagini dell’Archivio Storico Indire a quelle moderne dell’archivio corrente e di archivi esterni, emerge la possibilità di una lettura sia diacronica sia sincronica, che permette un’analisi più complessa e problematica dell’argomento.

Nelle fotografie databili dopo gli anni Cinquanta fino ad oggi possiamo avere testimonianza non solo delle nuove metodologie didattiche e dei cambiamenti dell’ordinamento scolastico in tema di educazione inclusiva, ma della diversa metodologia rappresentativa della disabilità stessa. Le immagini mostrano bambini e studenti in pose più libere, sebbene organizzate appositamente per la fotografia. Le inquadrature mostrano un punto di vista del fotografo sempre più ravvicinato, testimone di un maggior interesse nell’entrare in relazione con i soggetti piuttosto che ritrarli da lontano. Il processo inclusivo è così raccontato grazie a immagini del quotidiano scolastico che riguardano ogni studente: immagini non limitate ad evocare una condizione, ma a descrivere, seppur con la “messa in posa”, gli aspetti relazionali dei soggetti tra loro e con l’ambiente scolastico, coinvolgendo lo spettatore e presentandogli un contesto, piuttosto che renderlo mero osservatore di un soggetto ritratto.

 

Le immagini oltre che dall’Archivio storico di Indire, provengono dagli archivi delle seguenti istituzioni esterne: Archivio Fotografico Istituto dei Ciechi di Milano-Museo Louis Braille; Archivio Fondazione Pio Istituto dei Sordi Milano; Associazione Italiana Persone Down Onlus; Fondazione Pubblicità Progresso. Inoltre hanno collaborato la Scuola Primaria Paritaria Edith Stein, Parma; Istituto Comprensivo Seravezza (LU); Istituto Tecnico Cristoforo Colombo, Porto Viro (RO), e la redazione di «Per Noi Autistici».

La mostra fotografica è stata realizzata all’interno dell’omonimo evento organizzato da USR Toscana e Indire presso ARTEX – Centro per l’Artigianato Artistico e Tradizionale della Toscana (16 marzo 2018, Firenze).

I testi sono tratti dal volume F. Benedetti, F. Caprino, P. Giorgi, P. Infante, Nessuno escluso: il lungo viaggio dell’inclusione nella scuola italiana, Sesto Fiorentino, Apice Libri, 2018.

Ricerche iconografiche e progettazione gallery:  Irene Zoppi

Educazione è compenetrazione di anime

All’Indire è conservato l’archivio di Giuseppe Lombardo Radice che trae origine dalla mostra documentaria Il tempo, la vita, il pensiero e l’opera di Giuseppe Lombardo Radice, organizzata nel 1980 dalla Biblioteca di Documentazione Pedagogica Nazionale (antecedente istituzionale dell’Indire) in occasione del centenario della nascita. I documenti forniti dalla famiglia di Lombardo Radice in occasione di tale mostra vennero definitivamente donati all’ente fiorentino nel 1982, in seguito alla morte di Lucio Lombardo Radice, figlio di Giuseppe. A quanto già in possesso si sono aggiunti, nel corso del 2003 e del 2009, ulteriori documenti provenienti sempre dalla famiglia Lombardo Radice. Il fondo è articolato in due parti: una parte documentaria (lettere, scritti e appunti autografi, relazioni, fotografie) e una parte bibliografica (le collezioni complete delle riviste che lui diresse, ovvero: Nuovi Doveri e L’Educazione Nazionale e la sezione pedagogica).

Questa galleria virtuale mette adesso in mostra la sezione fotografica del fondo attraverso alcune immagini significative corredate da un commento e un inventario analitico. Si auspica che la sequenza delle immagini esposte sia l’occasione per ricordare alcuni momenti salienti della biografia e dell’attività professionale di Giuseppe Lombardo Radice, di cui si offre un pendant visivo attraverso una particolare fonte storica: quella fotografica.

 

Progetto a cura di: Pamela Giorgi, Irene Zoppi

Progettazione gallery:  Irene Zoppi

Immagini: Archivio Storico Indire, Fondo Giuseppe Lombardo Radice

 

Bibliografia

F. Cambi, Lombardo-Radice Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 65, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2005, p. 541.

N. Sistoli Paoli, Gemma Harasim: l’impegno educativo. Antologia di scritti su cultura, scuola, famiglia, Roma, Aracne, 2009.

P. Giorgi, I. Zoppi,  Giuseppe Lombardo Radice, tra immagine pubblica e privata. La serie fotografica nel Fondo Giuseppe Lombardo Radice conservato nell’Archivio Storico Indire, Indire, 2016.

Indire e l’alluvione del ‘66

Il 4 novembre 1966 Firenze fu colpita da un’alluvione che causò l’esondazione del fiume Arno. All’alba l’acqua e il fango investirono la città, con le sue case, le sue botteghe e i suoi tesori culturali.
A quei tempi Palazzo Gerini ospitava il Centro Didattico Nazionale. A 50 anni dall’alluvione che il 4 novembre 1966 colpì Firenze e i suoi cittadini, l’Indire riscopre nei propri archivi e pubblica online i disegni dei bambini, le foto e i documenti che raccontano i danni che lo straripamento dell’Arno provocò anche a Palazzo Gerini, centralissima e storica sede dell’Istituto.

 

Progetto a cura di: Pamela Giorgi, Irene Zoppi e Antonella Sagazio
Ideazione e progettazione grafica: Vieri Pestelli
Comunicazione: Costanza Braccesi e Patrizia Centi

Immagini: Archivio Storico Indire, Fondo fotografico e Fondo disegni scolastici

Prima e dopo il ‘68

Una piccola mostra fotografica che vuole evidenziare il prima (quante cose erano già state fatte…) e tutto quello che è stato possibile fare dopo l’esplosione del movimento degli studenti (e non solo) nel 1968. Elementi visivi immediati che seguono una scuola ancora post-fascista che si confronta con le innovazioni e i cambiamenti della didattica attiva in un rapporto inevitabilmente conflittuale con i grandi mutamenti sociali del dopoguerra.

 

La caduta del fascismo e l’avvento al potere delle forze democratiche comportarono un generale ripensamento del sistema educativo: in molti casi, però, come in tanti altri settori della pubblica amministrazione, alle intenzioni di riforma non seguirono immediatamente fatti concreti, tanto che, fino ai governi di centro-sinistra degli anni Sessanta, anche nella scuola prevalse di fatto una linea di continuità con il periodo fascista a livello di programmi e di struttura complessiva dello studio.

Tuttavia, furono molte dal dopoguerra le esperienze innovative ispirate all’idea di una “scuola attiva”, luogo in cui l’apprendimento avrebbe dovuto realizzarsi in modo dinamico procedendo di pari passo con il progresso sociale. Basti pensare alla Scuola-Città Pestalozzi voluta a Firenze da Ernesto Codignola, al Movimento di Cooperazione Educativa, alla scuola di Don Lorenzo Milani a Barbiana.

livello normativo, invece, dobbiamo attendere gli anni Sessanta: fu nel 1962, infatti, che venne elaborata la prima sostanziale riforma della scuola, quando, con l’abolizione della distinzione tra scuola media e avviamento professionale, si istituiva la scuola media unica. Negli anni seguenti altri furono gli interventi normativi di rilievo, in primis la legge dell’11 dicembre 1969 che liberalizzava l’accesso universitario a ogni diplomato. L’esigenza di una scuola in cui le diverse componenti avessero maggiore spazio e potessero contribuire al miglioramento della didattica diede poco dopo origine ai decreti delegati del 1974, che istituirono gli organismi collegiali per la gestione democratica della scuola e introdussero la possibilità di sperimentazione, sia curriculare sia didattica, all’interno delle scuole di ogni ordine e grado. Infine con la Legge 517 del 1977, l’Italia abbandonava definitivamente il modello della separazione formativa dei bambini e dei ragazzi con disabilità, affermando il principio dell’integrazione nelle classi comuni e promuovendo una pedagogia inclusiva.

 

La mostra è stata  allestita in concomitanza di Fiera Didacta 2017 presso la libreria LibriLiberi di Firenze.

Progetto a cura di: Pamela Giorgi
Ricerche iconografiche e progettazione gallery: Irene Zoppi
Progetto di allestimento: Pamela Giorgi e Elisabetta Olobardi
Ufficio comunicazione: Antonella Sagazio e Michele Squillantini

Immagini: Archivio Storico Indire, Fondo fotografico